Cerca nel blog

martedì 29 marzo 2011

Rubare

Sono a lavoro, e mi ritaglio cinque minuti di tempo per scrivere. Di solito non lo faccio, non fosse altro che per il senso del dovere. Pur tuttavia si può lavorare bene anche cercando di dare qualità al proprio lavoro. A volte serve più della quantità. E allora oggi faccio finta di essere bravo, così da meritarmi questi cinque minuti di libertà, da vivere senza ipocrisia. Ciascuno di noi, anche quando lavora tanto, se li ritaglia cinque minuti, per una boccata d'aria, una chiacchierata, la sigaretta o il caffè. Io oggi li rubo per scrivere.

George Bernard Shaw diceva che "la libertà significa responsabilità: ecco perché molti la temono". Se così è, scrivendo, mi sto già assumendo la responsabilità delle mie azioni.

Rubando al lavoro la libertà, a voi cinque minuti del vostro tempo, riesco a presentare per la prima volta N. Hikmet, che in questa poesia alla libertà si ispira:


Sei la mia schiavitù sei la mia libertà


Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d'estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro

                                                                       N. Hikmet



 Parla d'amore, certo. Ma, rileggendo, mi pare di trovarci qualcosa che ha a che fare col rapporto che ciascuno di noi ha con la libertà. Forse l'impossibilità di essere veramente liberi, di acchiapparla questa donna che ci sfugge e non rivela mai il suo nome. 

Nonostante i tentativi che ogni giorno facciamo, non senza preoccupazione, di mettere in mostra la nostra parte più autentica, così da poter vivere da uomini liberi, succede che rimaniamo imbrigliati nel gioco di forme cangianti della nostra persona che si muove nella società.  Al punto da non sapere più chi siamo in verità. O cosa siamo diventati.

La vita frenetica ci spende in questa continua e spasmodica ricerca di libertà. Ma cosa cerchiamo noi in realtà?

Proviamo a fermarci un attimo. Per riflettere. 

Questi cinque minuti di serenità possono serivire a riscoprirci felici.

Come ladri in libertà.





19 commenti:

  1. Ho trovato proprio un blog di qualità, giovane ma di qualità!
    Tornerò a far visita!

    RispondiElimina
  2. Bellissima riflessione: libertà è responsabilità! Sarà che a scuola ultimamente sto studiando Spinoza (che mi sembra affronti il tema della libertà contrapponendolo a quello della necessità) ma penso che essere liberi significhi avere tantissime responsabilità. Non puoi essere libero e causare danni ad altre persone: ti cacceresti nei guai e la tua libertà ti verrebbe limitata. Chi vive in libertà deve sapersela gestire. Forse sbaglio ma secondo me è libero solamente chi compie felicemente il suo dovere.
    Ma ragionando così allora non si è più liberi, perché si deve sempre porre un limite alla libertà.
    Nonostante questo, però, potremmo dire che si può essere liberi di camminare anche se dentro un recinto che, pur essendo enorme, è pur sempre un recinto.
    Di conseguenza c'è libertà di movimento anche dentro un recinto.
    Spero di non avere confuso troppo le idee ahah!
    Ci sentiamo presto!

    RispondiElimina
  3. Grazie per il complimento "la stanza in fondo agli occhi", e complimenti per il nick che hai scelto...lo trovo molto poetico.

    Cara Aurora, la tua risposta meriterebbe un post di risposta. La libertà, eh già..quante cose si potrebbero scrivere sulla libertà... a me interessava coglierne un aspetto. Nietzsche diceva che il compito dell'uomo è quello di divenire ciò che si è. Prima di lui e dopo di lui in tanti hanno scritto qualcosa di simile. Ecco, in questo sta la felicità. Nel realizzare pienamente le nostre potenzialità. Purtroppo il percorso è difficile. Bisogna prima riconoscerle, e poi combattere per esse, con responsabilità, senza condizionamenti. In libertà. Dunque la libertà, della felicità, è la premessa!

    RispondiElimina
  4. "sei la mia schiavitù sei la mia libertà"

    forse qui c'è tutto, legato a ciò che amo come uno schiavo ne traggo ispirazione, mi è necessario per essere ciò che sono, quello che mi lega a colui o a qualsiasi cosa essa sia mi da libertà di essere...

    se non amassi, se non desiderassi, se non mi sentissi trascinata da un desiderio, cosa sarei mai? un corpo vuoto che cerca il nulla, un corpo senza conoscenza e senza quella non c'è libertà d'esplorazione...

    è un concetto così ricco di sfaccettature la libertà...:)
    beh, buona giornata

    RispondiElimina
  5. Hai ragione Laura, se ne possono cogliere sempre di nuove...per questo grazie...

    RispondiElimina
  6. Ei! Ti scrivo di nuovo per ringraziarti del tuo ultimo commento! Significa davvero tanto quella storia per me e ti ringrazio moltissimo di averla letta (pur avendo visto che non era tanto breve :P)
    Spero che leggerai la prossima che pubblicherò
    A presto :D

    RispondiElimina
  7. Ah la libertà...essere liberi è uno dei desideri più grandi dell'uomo ma credo che spesso non sappia realizzarlo...quanto siamo liberi in fondo in questa società? Concordo con te nel prenderci 5 minuti..rubare un pò di tempo per noi stessi può significare essere liberi...ma libertà è partecipazione come diceva gaber...è tu con questo post te ne sei procurata un bel pò...complimenti..:-)

    Grazie per essere passato da me...ricambio la visita volentieri e sono già diventata tua follower..tornerò preso a trovarti! Ciau! ^^

    RispondiElimina
  8. ci sono anche io....sono arrivata con la primavera...
    un salutino

    RispondiElimina
  9. Aurora: il commento che ti ho lasciato è sincero. Pertanto tornerò a leggerti molto volentieri...

    Strawberry: ho pensato anch'io a Gaber... complimenti per il blog. Colpisce anche i sensi...

    RispondiElimina
  10. cosa cerco....
    da sempre, un solo nome...che cancelli nella mia mente i milioni di nomi, di volti, di emozioni...
    un nome che richiami dalla mia mente mille sorrisi, mille sguardi, mille emozioni ma un solo profumo...il suo...
    un nome che sappia farmi sentire a "casa" a milioni di chilometri dal suo corpo...
    un nome che sappia risvegliare in me il ricordo delle mille vite in cui l'ho amato!

    solo questo...
    :)

    RispondiElimina
  11. Anonimo: sono parole tue queste? Solo questo... ;)

    RispondiElimina
  12. le parole non mi appartengono...ma la loro disposizione nello spazio è mia!

    ho capito cosa mi chiedi e la risposta è "Si"

    ;)

    RispondiElimina
  13. Anonima: le parole sono di chi le sente proprie. La disposizione nello spazio, poi, sancisce questo diritto di appartenenza...Che vuoi, usiamo gli stessi colori per dipingere la vita. Ma hanno una gradazione diversa...Per fortuna! Possiamo ancora dire di essere unici... ;)

    RispondiElimina
  14. difficilmente uso parole altrui per narrare ciò che ho dentro...
    quando lo faccio lo indico esplicitamente!
    preferisco usare ,male, parole mie e non, bene ,parole altrui...
    è vero che l'appartenenza è anche nella scelta...
    ma ti assicuro che provo più emozione a leggere una lettera scritta appositamente per me che non mille poesie scelte appositamente per me!
    in ciò che viene scritto pensandomi leggo di un "noi" che difficilmente si delinea con la stessa limpidezza in versi scritti da altre mani per altri volti che non sia il mio....

    forse non condividerai...
    ma preferisco la mia unicità imperfetta ;)

    RispondiElimina
  15. Anonimo: condivido invece. Nel blog uso le parole degli altri per esprimere ciò che è mio, ma solo apparentemente...Il piatto non è mio, ma la presentazione della portata si...(Scusami, ma ho fame, non ho ancora pranzato).
    E poi, sai. Non mi metto tutto qui dentro. Alcune delle parole che mi appartengono rimangono segrete. E mi fanno sentire bene, come avere un gruzzoletto di soldi in banca. Sai che le puoi utilizzare quando vai in crisi. ;)

    RispondiElimina
  16. non potresti mai metterti tutto qui dentro...
    non sei fatto solo di parole...
    sei i sorrisi e le lacrime, i silenzi ed i sospiri, gli sguardi, le assenze e le presenze...
    non basterebbero tutte le parole che hai pensato e scritto a svelarti...
    e anche se bastassero...stiamo dando per scontato che chi legga possa cogliere ciò che tu hai dentro e non ciò che la loro vita consente di leggere...

    RispondiElimina
  17. Anonimo: no no. Intendevo in senso letterale. Ho provato ad entrare dentro il monitor, e non ci sono riuscito...;)

    Qualcosa di me rimane inevitabilmente fuori, ed è dotata di vita propria per fortuna...

    RispondiElimina