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venerdì 25 febbraio 2022

Il lutto dei popoli

E così si combatte una guerra, e i carri armati si muovono in Ucraina come su un campo di Risiko. I dadi li lancia Putin, che con le mani aggiusta il dado quando non gli conviene e avanza inesorabile. L'Ucraina è ricca, fa gola, e non ha il diritto, e nemmeno può sperare di decidere liberamente del proprio futuro, essere inclusa nella sfera di influenza dell'Occidente, fare accordi commerciali in autonomia, entrare nella Nato. Putin sa che al gioco non possono partecipare le grandi potenze mondiali che presidiano i confini, sa bene che una mossa falsa dei cosiddetti "alleati" coinvolgerebbe l'intera umanità in un conflitto mondiale nemmeno immaginabile in tempi di atomica. Così il popolo ucraino è solo, e combatte con le armi che ha, insufficienti, mosso dal desiderio di libertà, un concetto che mai come oggi appare privo di consistenza. Provo dolore per il popolo ucraino, sedotto e abbandonato dall'Occidente, ma sono consapevole che non basta essere vicini col cuore alla popolazione Ucraina. Bisognerebbe dimostrare con le sanzioni che al gioco della guerra si perde sempre. Le sanzioni impoverirebbero tutti però, non solo noi occidentali, ma anche la povera gente in Russia, che non vuole la guerra ma che paradossalmente sarebbe costretta a stringersi ancora di più attorno al proprio dittatore perché non può fare altro e non vuole diventare più povera di com'è. Crude sanzioni avrebbero l'effetto di alimentare antipatie e scissioni tra popoli.





Oggi è un giorno di lutto perché perde la democrazia, e perché perdiamo noi, noi che dobbiamo necessariamente guardare dall'altra parte mentre in Ucraina la gente muore o scappa, coi sogni spezzati e le ossa rosse. I doverosi aiuti umanitari e l'accoglienza che saremo in grado di fornire alla gente ucraina basteranno a lenire il senso di colpa che, come un tarlo, divorera' le nostre coscienze? Non ne sono certo. È desolante. L'umanità non impara mai dai propri errori.