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domenica 14 marzo 2021

Un milione di cose da dirvi

Avrei un milione di cose da dirti, ma non dico niente, cantava così Ermal Meta a Sanremo, e mentre lui cantava, la sua frase mi rimbombava dentro più forte della musica. Perché? Già, perché?

Non lo so perché, ma in questo periodo ho davvero poche cose da dire. Come se una parte di me avesse bisogno di immagazzinare roba da tirar fuori in un secondo momento. Una diastole paziente del cuore che attende una sistole prorompente, questa è l'immagine che mi rappresenta meglio. Forse in questo momento ho semplicemente bisogno di trattenere dentro. Di attaccarmi alle cose, di non scivolare. È facile perdersi in questo periodo di tensioni contrastanti e costanti per chi non ha una ricchezza interiore a cui attingere. Così leggo, leggo tanto, e scrivo poco. Ho sempre pensato che la lettura sia immagazzinamento, la scrittura dispersione. Quindi per adesso studio, mi metto in gioco, mi sforzo di comprendere. Ci sarà un momento in cui invece avrò voglia di comunicare e spargere il mio seme. Ogni diastole ha una sistole. Quindi leggere è diastole, scrivere è sistole. Osservare è diastole, agire sistole. Ascoltare è diastole, parlare sistole. Dormire è diastole, aprire gli occhi sistole. Inspirare è diastole, espirare sistole. Desiderare è diastole, fare l'amore sistole. Soffrire è diastole, gioire è sistole. 


Pensavo a questo grande periodo di diastole che è la pandemia. Le sistoli hanno la durata di un dpcm benevolo. Sono troppo brevi. Il cuore del mondo è in fibrillazione, c'è una grande paura di morire. Rischiamo tutti quanti l'arresto cardiaco. Ma non è così. Siamo soltanto in attesa di una sistole prorompente. Come me, voi, tranquilli. Ce la caveremo. 

Vedete, scrivo a singhiozzo, non riesco a coordinare bene frasi e pensieri. Questo post è una breve sistole che manca di ampiezza. Per adesso è così. Avrei un milione di cose da dirvi, giuro, ma non dico niente. 





Vostro affezionatissimo.