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venerdì 25 gennaio 2019

Come nelle favole


- Arnold, iniziamo una relazione, okay?
- … Vale a dire?
- Oh, non fare il "diffidente". Cosa vorrà mai dire, secondo te? Una "relazione". Tu trombi solo con me e io trombo solo con te.
- Tutto qui?
- Be', certo, in gran parte. E io ti telefono anche un casino durante la giornata. E' tipo una paranoia… non posso dire "neppure" paranoia? Okay, è una "compulsione". Okay? Cioè è tipo una faccenda che non posso farne a meno. Cioè ti telefonerò in ufficio un "casino". Perché mi gira bene che tutti sanno che appartengo a qualcuno. Questo l'ho imparato dai cinquantamila dollari che ho passato allo strizzacervelli. Cioè tutte le volte che ho un lavoro, tipo che appena arrivo, ti chiamo e ti dico ti amo. E' coerente?
- Certo.
- Perché è proprio quello che voglio essere: "così" coerente.


Ma quand'è che siamo divenuti "un casino" coi sentimenti? Da quando, cioè, non abbiamo più nemmeno la pallida idea di che cosa significhi stare in relazione? Costruiamo delle relazioni che si basano sull'affinità privilegiata del buon sesso e delle risate, delle cose da fare insieme per occupare meglio il tempo, è vero, ma anche sui patti poco chiari della durata di un'emozione, del non importa che vi sia un sodalizio di intenti, una visione comune, un'etica da rispettare, una morale da condividere. "Mai", come fosse una minaccia insopportabile, un insulto alla libertà sancita dal nostro egoismo, il definirsi, semplicemente, due persone che stanno insieme. Che stanno bene insieme. Mai definirsi, mai giudicarsi coppia, cappio, coppia cappio, quasi due sinonimi, come se la coppia fosse un cappio che toglie l'aria e impone la morte. Già, l'amore come la paura di morire, e dall'altra parte, il desiderio continuo di ciò che non abbiamo o che desideriamo come la relazione ideale, perennemente appagante, felice fino al parossismo. Intollerabile perché irreale. L'altra faccia della stessa paura.


Così scappiamo, perché ce la facciamo sotto. Ci creiamo comodi rifugi della mente, ci convinciamo che non ci sia sentimento che valga la pena, che la vita scivola via e dobbiamo afferrarla in qualsiasi modo, da soli. Che la bellezza sia l'eterno valore, e che la gioventù perpetua e il godimento siano le uniche soluzioni per una vita degna di essere vissuta, digerita, metabolizzata. Eliminata.


Succede che io preferisca la bellezza e la sensualità alla bruttezza e alla frigidità, perciò dove sta la tragedia? Che bisogno c'è di vestirmi come un burino di Las Vegas? Perché deve incatenarmi a una tazza del gabinetto per l'eternità? Per avere amato una ragazza allegra? - Amare? Tu? Ma vattene! Amare "se stessi", ragazzo, ecco come lo chiamo io! Con un "sé" a lettere maiuscole! Il tuo cuore è un frigorifero vuoto! Il tuo sangue scorre in cubetti! Mi stupisco che tu non cigoli quando cammini! La cosiddetta ragazza allegra - come minimo, allegra! - è stata semplicemente un'altra tacca bella grossa sul tuo uccello, "e tale è il suo unico significato", Alexander Portnoy! Che fine ha fatto la "tua" promessa? Disgustoso! Amore? A come amoralità. A come autofilia!


Ecco cosa succede nell'animo di chi non sa amare. Il riconoscimento disperato di un inganno rivolto a se stessi. Un barlume di coscienza nel buio della desolazione. L'orgoglio che cerca di spezzare il dolore del deficit, della mancanza dell'amore. Una battaglia persa in partenza.


Tutti gli errori sono dei genitori, vero Alex? Le cose negative sono colpa loro, quelle positive sono merito tuo! Ignorante! Senzacuore! Perché sei incatenato a un cesso? Te lo dico io: legge del contrappasso. Così ti potrai menare il bigolo fino alla fine dei tempi! Spugnettarti il tuo prezioso pistolino ad infinitum! Avanti, masturbati, Commissario, che è poi l'unica cosa a cui ti sei donato anima e corpo: il tuo fetente uccello!


Dopo  che la coscienza ci ha demolito l'orgoglio, dopo che abbiamo vomitato tutto il nostro dolore nel cesso, siamo pronti per ripartire. Mettiamo un po' di amore verso noi stessi nel motore, e ricominciamo a sognare, a fantasticare, perché nelle favole in cui crediamo c'è la parte più bella di noi, tutta la nostalgia dell'amore che non possiamo provare. Vero Alex?











Ps: in corsivo, dei passi tratti da: "Lamento di Portnoy", di Philip Roth.