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sabato 24 dicembre 2022

Certe vigilie non passano

Certe vigilie non passano. Non passano mai. Sorgono nella memoria, e lungo il tragitto metafisico del tempo sovrastano il presente, si mischiano alle emozioni che proviamo oggi, e creano un contrasto che per alcuni sa di futuro, per altri di passato, per altri ancora semplicemente di presente.  Non c'è vigilia che non dica qualcosa della vita di chi è desto. Per questo avremo vigilie liete, altre nostalgiche, altre ancora di sofferenza. Avremo vigilie di riscatto, soddisfazione e ottimismo. Altre di abbandono, tristezza e malinconia. Ci sono anche vigilie, purtroppo, di impotenza, disperazione e violenza. Per me la vigilia di Natale è un giorno caro. Perfino quando non ho voglia di scrivere, come ieri l'altro, o come ieri, o come stamane, ecco l'impulso sopraggiungere insopprimibile. C'è qualcosa in questa sera così speciale, qualcosa che si posa nel capo come una piuma e che sento ogni anno l'esigenza di comunicare scrivendo. Non è uno sguardo, che fino ad appena ieri c'era, non un desiderio, nemmeno una speranza. Somiglia di più a una consapevolezza. La consapevolezza che forse l'attesa di ciò che verrà è perfino più forte della nostalgia di ciò che è stato, più importante della felicità di domani, più vera di mille auguri di circostanza. Perché è nell'attesa che ci riempiamo di tutto l'amore che ci hanno rubato, che abbiamo perso per strada o non abbiamo saputo utilizzare per noi. Nell'attesa recuperiamo la convinzione di avere ancora qualcosa da dare, agli altri, le persone che amiamo, prima ancora che a noi stessi, perché la felicità è innanzitutto esserci e regalare. Soltanto nell'attesa ci rendiamo conto di essere umani.

Che sia per tutti voi una vigilia di attesa dunque. Vi auguro di ricaricarvi di energia, forza e creatività.




E tanti auguri di Natale anche a chi ci guarda dal paradiso.

lunedì 21 novembre 2022

E' mia madre

Non scrivo da un po', e questo dipende dal fatto che non ho trovato in me la forza di farlo. Una persona a me cara se n'è andata, dopo dieci anni di battaglie. Se l'è portata via il covid. E questo ha azzerato tutto. Se potessi, questo 2022 lo cancellerei. 


È mia madre


Cosa importa all'amore

della morte?



Piangono i pensieri che

di nulla sanno, nemmeno

di poesia

Nel cuore, più sotto, alle radici

del melo

Eva morde e condanna,

con sé, l’umanità intera



Ma dell’umanità solo non

mi importa

Di mia madre sì

che s'agita nel letto,

e il pallore dice ciò

che gli altri non vedono



Mi uccide di aver studiato,

di comprendere la tragedia

Ogni medico ci passa,

ma non vorrebbe

Dalla stazione oscura il sudore

sale su, fino al cervello



È freddo il pensiero, come

presagisse l’abbandono,

come gli occhi degli altri che

la morte già aspettano



Negli occhi di mio padre

la speranza mescolata a ignoranza

La fiducia nel mio sguardo buono

La paura di perdere un tesoro



Tutti l’amano come fosse

già grave



Il saluto, un gesto, prima

della partenza

Le lacrime annunziano il tradimento

S’offuscano malate ai miei occhi

E nel nome del mio tormento

Salirò monti, taglierò scale



Fino ai gradini del cielo

Dovesse essere necessario

Fino allora andrò a prenderla



Lasciatela stare!

Griderò agli angeli



È mia madre


di Piercalogero Fili' 



Ho scritto questa poesia dieci anni fa, mese più, mese meno. Allora mia madre si trovava tra la vita e la morte. Quel dolore lo ricordo bene. Era un dolore vivo, il dolore di una persona che respirava e lottava. Avrei fatto di tutto per salvarla. Fino al cielo sarei arrivato per riportarla giù, al suo posto, con noi.


Oggi è tutto diverso. Il dolore che avverto non è vivo, è un dolore definitivo, morto. Non c'è più nulla che io possa fare per riportarla indietro. La mia disperazione non è servita a nulla. Sono trascorsi sette mesi, giorno più giorno meno, e ancora quando torno a casa sento il suo odore. Mi immagino di trovarla a letto, mi sembra quasi di sentire la sua voce che mi chiama. Poi cala il freddo, e a casa vedo soltanto il volto di mio padre. E mi rendo conto che è già tanto. Lui è la mia vita. 









Riposa in pace mamma. Da lì puoi respirare bene finalmente, e goderti tutta la musica che vuoi. Non essere triste, noi ce la caveremo. Il tuo amore ci darà la forza di combattere, di vivere e gioire. 

venerdì 25 febbraio 2022

Il lutto dei popoli

E così si combatte una guerra, e i carri armati si muovono in Ucraina come su un campo di Risiko. I dadi li lancia Putin, che con le mani aggiusta il dado quando non gli conviene e avanza inesorabile. L'Ucraina è ricca, fa gola, e non ha il diritto, e nemmeno può sperare di decidere liberamente del proprio futuro, essere inclusa nella sfera di influenza dell'Occidente, fare accordi commerciali in autonomia, entrare nella Nato. Putin sa che al gioco non possono partecipare le grandi potenze mondiali che presidiano i confini, sa bene che una mossa falsa dei cosiddetti "alleati" coinvolgerebbe l'intera umanità in un conflitto mondiale nemmeno immaginabile in tempi di atomica. Così il popolo ucraino è solo, e combatte con le armi che ha, insufficienti, mosso dal desiderio di libertà, un concetto che mai come oggi appare privo di consistenza. Provo dolore per il popolo ucraino, sedotto e abbandonato dall'Occidente, ma sono consapevole che non basta essere vicini col cuore alla popolazione Ucraina. Bisognerebbe dimostrare con le sanzioni che al gioco della guerra si perde sempre. Le sanzioni impoverirebbero tutti però, non solo noi occidentali, ma anche la povera gente in Russia, che non vuole la guerra ma che paradossalmente sarebbe costretta a stringersi ancora di più attorno al proprio dittatore perché non può fare altro e non vuole diventare più povera di com'è. Crude sanzioni avrebbero l'effetto di alimentare antipatie e scissioni tra popoli.





Oggi è un giorno di lutto perché perde la democrazia, e perché perdiamo noi, noi che dobbiamo necessariamente guardare dall'altra parte mentre in Ucraina la gente muore o scappa, coi sogni spezzati e le ossa rosse. I doverosi aiuti umanitari e l'accoglienza che saremo in grado di fornire alla gente ucraina basteranno a lenire il senso di colpa che, come un tarlo, divorera' le nostre coscienze? Non ne sono certo. È desolante. L'umanità non impara mai dai propri errori.