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giovedì 25 giugno 2020

Lasciati a casa

"Vuoi amare?
" Vuoi essere amato? "

Esistono domande che siano più dotate di senso? Questioni più pregnanti che tengano aperta l'esistenza? 

Mai come oggi risultano complicate, criptiche, disoneste.

Viviamo nell'epoca dei desideri consunti, dei no severi, a stretto giro di vite, dei rinuncio perché non riesco ad accettarti nei tuoi pregi e nei tuoi difetti, dei non posso perché non sei esattamente come ti ho sognato, o degli ancora è troppo presto, chissà che cosa può riservarmi la vita, dei maledetti bastardi, siete lì per farmi del male prima o poi: non mi fregherete mai! 

Viviamo nell'epoca della rinuncia, a guardarsi dentro, ad attraversare le paure, a esistere, anche, perché no, in funzione dell'altro.

Ci avvolgiamo gli egoismi al collo come sciarpe, per non ammalarci di relazione. I social servono a questo, a evitare la pena di ogni stato febbrile. Lì siamo amati e venerati dai molti: chi potrebbe restituirci una considerazione maggiore? Lì siamo invincibili e imperituri. 

Platone riteneva che l'amore fosse un balsamo per la ferita necessario a ricomporre due metà che anelano all'unità. L'amore come sutura. L'amore come intervento chirurgico indispensabile alla pienezza. L'amore come complemento del completamento.

Roth la pensava diversamente. Per lui l'amore non era il balsamo della ferita. Per lui l'amore era il taglio.

L'unica ossessione che vogliono tutti: l'"amore". Cosa crede, la gente, che basti innamorarsi per sentirsi completi? La platonica unione delle anime? Io la penso diversamente. Io credo che tu sia completo prima di cominciare. E l'amore ti spezza. Tu sei intero, e poi ti apri in due.

Bè, come dargli torto oggi? Ce ne stiamo nelle nostre case chiusi a chiave, convinti illusoriamente di bastare a noi stessi, come se non avessimo bisogno d'altro. Come se non avessimo bisogno d'altri. Stiamo bene. Non soffriamo. Siamo unità piene, facciamo tutto ciò che vogliamo, ed espelliamo ciò che non vogliamo, come il desiderio dell'altro, come il desiderio che gli altri concentrano su di noi. 

Poi ci capita di uscire fuori di casa, di incontrarci. In quel mistero che è il luogo intimo dell'altro, perdiamo tutti i nostri riferimenti. Come quando entriamo in una casa stregata, non sappiamo cosa aspettarci, ma sappiamo che avremo paura, che grideremo "Oh mio Dio, basta!". Ci basta il pensiero della paura per farci scappare via. Ci basta sapere che qualcuno potrebbe procurarci un taglio, la ferita di Roth, per sparire nel nulla. 

"Vuoi amare?" 
"Vuoi essere amato?" 

Be', che dire? Se non vuoi rispondere a queste due semplici domande allora lasciati a casa, non concederti mai la possibilità dell'amore, benché sia l'unico sentimento che ci rende autenticamente vivi.