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venerdì 25 giugno 2021

Tempi moderni

In Sicilia fa un caldo bestiale, quaranta gradi. E' dunque normale avvertire nel corpo, ma anche nella mente, una certa fiacchezza. 

Alla sfida atmosferica del corpo rispondono coloro i quali hanno il fisico preparato per l'esercizio. Li vedi correre bagnati come se li avessero presi a secchiate, perché a loro ansimare e buttare fuori la lingua, semplicemente, piace. Be', non so se sia proprio così, nel senso che a volte mi pare si sentano costretti a farlo, come una forma di dipendenza che li obbliga a essere così e mai diversamente. Chissà qual è il motivo profondo della loro corsa... Cosa inseguono? Dove vanno? 

Non che coloro i quali rispondono alla sfida atmosferica della mente siano messi meglio. I pensatori con questo caldo non riescono a produrre pensieri degni di nota. Il caldo li sta decimando, è vero. D'altra parte sembra siano ormai prossimi all'estinzione, e non per il caldo. Pochi uomini, oggi, pensano. O meglio, pochi uomini, oggi, pensano che l'attività del pensare sia effettivamente utile, ovvero serva a cambiare le cose, a creare una società più giusta. A pochissimi interessa poi il processo di ricerca che porta alla definizione delle grandi verità. Gli intellettuali o gli pseudo tali boccheggiano. Si spremono le meningi e non hanno alcuna gratificazione. Perché? Perché nessuno sta più ad ascoltare ciò che hanno da dire. E perché? Perché le idee, quelle buone, sono le idee che servono a fare soldi o a dare lustro alla propria immagine. Le altre idee, quelle utili al miglioramento delle relazioni e all'evoluzione positiva della specie, non vengono messe in risalto. Appaiono pesanti, dei mattoni, spingono a guardarsi dentro e a guardare attraverso la diversità, dentro il cuore del prossimo, verso le generazioni future,  oltre lo spazio circoscritto del tempo di vita del proprio ego. 

I tempi, quelli moderni, stanno già selezionando la specie del futuro. La specie di coloro che pensano è vecchia, obsoleta, non fa proseliti. La specie di coloro che corrono e non pensano invece prolifera. Il corpo ha sovrastato la mente, il culto dell'immagine ha soppiantato il culto dell'anima. Le religioni nel mondo occidentalizzato stanno sparendo. Il Papa ha perso potere, i messaggi che veicola non incontrano la sensibilità della gente. Una pubblicità di Amazon riscuote molte più visualizzazioni di un messaggio di pace. Gli smartphone sempre a portata di mano ci permettono di non confrontarci con la solitudine, occupando con una miriade di stimoli sensoriali spazi considerati erroneamente morti. Ci offrono la possibilità di non pensare e ci evitano la fatica di metabolizzare ciò che ci accade, di discriminare quali siano le emozioni corrette da provare in relazione a ciò che stiamo vivendo. 

In futuro, l'uomo diverrà sempre più duro, insensibile, calcolatore, razionale, individualista, pragmatico, prestazionale. Somiglierà tanto a una macchina e sarà felice così, fino a quando non verrà sostituito da un modello più efficiente.

E allora mi chiedo: quale dev'essere oggi il compito della poesia? Credo che il compito della poesia debba essere oggi più che mai lo stesso. Abbattere le barriere, i muri eretti dall'ego. Arrivare al cuore delle cose. Esprimere i sentimenti attraverso le parole. Dare un senso a tutto ciò che avviene. Vedo la poesia oggi più che mai come un salvagente a cui aggrapparsi per chi non accetta di affogare. 

 

Accompagnata dai

miei versi tristi, ti starai

chiedendo che cosa

ci fai tu qui, a casa mia

Nessuno lo sa, nemmeno

io, e dunque le risposte

che cerchi io non so darti,

come non so darti

calore che non duri

il tempo di una notte

L'alcol e la dolce

compagnia si confondono

fino a non capire più nulla

del senso che ci siamo dati.


(A casa mia, di Piercalogero Filì

poesia tratta da Fiori di China, 

Luserta Editore)


La poesia, forse, può aiutarci a comprendere senza giudicare. Le parole poetiche arrivano al cuore più di quanto non facciano mille parole scritte con la mente. Da qui in avanti, dunque, cercherò di esprimermi di più con le parole della poesia. A voi il compito di leggermi col cuore, prima ancora che con la mente.