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venerdì 8 aprile 2011

Destino gioioso

Lo ammetto. Anch’io, e in più di un’occasione, ho pensato che fosse un diritto dell’uomo pretendere, per questa vita, se non per l’altra, ammesso che esista una vita al di fuori del mondo che viviamo, in altri tempi e in altri luoghi, ultraterrena o ultragalattica, o come vogliamo definirla insomma, dicevo ho pensato che fosse un diritto dell’uomo pretendere la felicità. E l’ho pensato perché è normale, cioè risponde ad una esigenza sia razionale che emozionale che l’uomo la pretenda, e che pensi che la vita valga la pena di essere vissuta solo quando può affermare, senza ombra di dubbio, di averla raggiunta. E, beninteso, quando lo penso, trovo che la felicità sia anche una forma di risarcimento dovuto per le sofferenze che non mancano di affliggerci, come insidie nascoste nel percorso che intraprendiamo fin da quando abbiamo la forza di reggerci in piedi – o anche prima, penseranno alcuni -, e che possono materializzarsi in qualsiasi momento. 
Insomma è normale che questa vita debba portarci da qualche parte. Che siamo nati a fare, se non per essere felici? Una vita senza la promessa di una felicità non sarebbe vita. Un felicità qualsiasi, non stiamo qui a discriminare. E come sarebbe angosciante pensare altrimenti!

Ci sono giorni, però, che pensieri come questo prendono la forma di un’illusione. Come quelli di gran parte dei bambini, che sono sicuri di fare i calciatori, e poi non lo diventano. O come quelli dei più grandicelli, come noi, quando vediamo l’amata nel volto di un’altra persona, salvo poi renderci conto che ci siamo drammaticamente sbagliati.

Ecco, in questi giorni mi sorge il dubbio che, forse, non siamo nati per essere felici.

Non sarà che siamo nati per vivere, semplicemente?


[…]
Per ciò esistono piedi e mani, occhi,
le labbra, i petti e il sangue, si, per questo.
Ché se questi non esistessero
che ne sarebbe stato
di voi, forze strappate via, uragani
del mondo, nelle anime,
erranti creatrici, distruttrici
erranti,
madri di bene e male,
adorate e dannate, ferro e piuma,
alba e desolazione, aspre sorelle,
che non possono uccidersi e che si odiano,
eternamente unite:
tu, tu felicità, tu, tu, disgrazia?
[…]
E una bocca che dice:
<<Io, io sono felice>>,
due esseri fianco a fianco,
per baciarsi, baciandosi, baciati,
tutto allo stesso tempo, o morti ormai,
quelli che stanno, con labbra e con occhi,
con petti, con abbracci
sostenendo esultanti
-liberandone il mondo,
che rimanga così per sempre vergine-,
il fato inesorabile
che è la felicità. O la sua ombra immensa.

Pedro Salinas


Vi dirò una cosa. A me sembra comunque un destino gioioso.





8 commenti:

  1. ciao gentile nuovo amico di penna&blog, ti misuri con un tema alto e irrisolto, fai bene perché alla tua età è intenzione buona e giusta, col tempo sai come la canzone di leo ferrè, si va più cauti, si rimugina certo, si è ingaggiati ed invischiati in temi di elaborazioni della perdita in tutti i suoi rivoli, ma non si rinuncia -ah ci mencherebbe!-alla ricerca della felicità, più minuta più sottile più insinuante più silente..e sono papaveri e un bicchiere di vinonettare e sono nuovole in cielo e parole amate di poesie di quelle che toccano e sguardi e sorrisi e ancora tuffi al cuore..
    piacere di fare la tua conoscenza!
    e un piacere la tua visita e la tua curiosità, nel tempo papaverino riconosco i guizzi al color papaverino, grazie!

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  2. Grazie papavero, per aver colto la provocazione e per averla poi accolta, come fai con i tuoi amati fiori.

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  3. Ci sono delusioni che fanno sentire pesantemente la stanchezza di vivere, ti capisco molto bene, ma cercare la felicità è una fatica di cui non possiamo fare a meno, credo.

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  4. Che bel post...è vero, io credo che siamo nati per vivere, ma soprattutto per aspirare alla felicità...la vita in fondo è continua tensione verso qualcosa, qualcosa se non si sa se esiste o se è utopia, fortunata combinazione chimica. Potrei dire molto molto altro, ma visto che sono col mio nick pubblico mi astengo ;-)! buona serata!

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  5. riporto una frase di un libro bellissimo che ho appena letto e che racchiude quello che io penso della vita
    La vita e' una scintilla fra il buoi della nascita e quello della morte....nien'altro!!!

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  6. La vita come ricerca faticosa della felicità, la vita come tensione verso qualcosa, la vita come breve squarcio di luce. Stanza, Rossella, Anella, siete arrivate finalmente. Per vie diverse, eccovi qui.
    Vi servo del buon vino. Della felicità potremmo parlare con euforia, anche. E quante altre cose verrebbero fuori. Sarebbe, di certo, un bel vivere.

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  7. la ricerca della felicità? il fallimento è decretato dalla ricerca stessa che inevitabilmente è portatrice di sofferenza.
    credo che bisognerebbe semplicemente vivere, felicemente.
    smettere di cacciare quel tesoro sommerso nel profondo della nostra anima. si può far salire in superficie, senza bisogno di confrontarci con pericolose apnee, basta sapere che è lì.
    ***
    ma senza sofferenza la poesia potrà esistere? chi scrive di momenti gioiosi, di estasi, chi riflette anche quando la mente è in pace...
    perchè la notizia che si vende, racconta sempre della sofferenza di qualcuno?

    c'è poesia in africa e tra i contadini nell'entroterra cinese? e nelle favelas brasiliane? certo che c'è...ed in Europa c'è ancora la poesia? non l'abbiamo ceduta assieme alla sofferenza?

    allora, postate una poesia che non sia intrisa di sofferenza e la leggerò

    solo i santi cantano la gioia perenne?

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  8. Anonimo:"smettere di cacciare quel tesoro sommerso nel profondo della nostra anima...basta sapere che è lì". La ricerca della felicità è un motore vitale. Non credo che la ricerca sia sofferenza. Piuttosto potrebbe essere il senso della felicità. Quella spinta che ti porta a buttarti in acqua. E' vita, esplorazione. Sfida con se stessi. Trasformazione. E' questa la felicità. Va da sé che se la poesia è esistenza, non desiderio, non mancanza, non potrà mai soltanto essere sofferenza. Ma anche gioia. E appagamento.

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