Cerca nel blog

domenica 19 giugno 2011

Rilke e l'arte

Devo dire che nell'Aldilà si sta bene. Credevo peggio. Non c'è un filo di vento, ma non fa caldo. Dopo il trapasso ho avuto un attimo di smarrimento. Ho temuto di ritrovarmi all'Inferno. Mi è passato accanto un uomo con la testa d'elefante. 

Ma poi, nel cielo grigio, ho visto una donna bellissima volare, leggera, un paio d'ali di farfalla, e mi sono detto che questo no, non poteva essere l'Inferno. La donna doveva essere un angelo e questo, senza alcun dubbio, il Paradiso. 

Ma gli angeli, lo sanno tutti, non hanno sesso, e soprattutto non portano ali di farfalla. 

E allora mi è venuto in mente che forse questa cosa dell'Inferno e del Paradiso è un po' da rivedere. Teoricamente ci sarebbe il Purgatorio. Ma diamine, non credo che Rilke si trovi ancora lì, è morto da un bel pezzo! A meno che i tempi della Giustizia nell'Aldilà non siano poi così diversi da quelli dell'Aldiqua. Rabbrividisco all'idea.

"Io sono pronto, possiamo cominciare se le pare"

Già, l'intervista. Non so da dove cominciare. Non capita tutti i giorni di trovarsi di fronte Rainer Maria Rilke. Bisogna rompere il ghiaccio. Ma come? Uno aspetta un momento come questo da una vita e, come spesso accade, nei momenti cruciali le parole svaniscono, si perdono, e nella mente una luce bianca, abbagliante,  impedisce di scorgere i pensieri. Perché è così difficile trovare le parole? Cosa posso chiedergli?

Aspetta! In effetti posso partire proprio da qui.

Tra cenere e terra: "Com'è che ci sono momenti in cui non si trovano le parole per scrivere? Qual è il segreto per creare un'opera d'arte? Com'è che un'opera d'arte diventa somma per la critica?"

Che schifezza di domanda. E' uscita male. Come tante piccole domande diverse. Sto per aggiungere qualcosa, per spiegarmi meglio,  ma la sua risposta arriva prima.

Rilke: "Nulla può tanto poco toccare un’opera d’arte quanto un discorso critico: si arriva per quella via sempre a più o meno felici malintesi. Le cose non si possono af­ferrare o dire tutte come ci si vorrebbe di so­lito far credere; la maggior parte degli av­venimenti sono indicibili, si compiono in uno spazio che mai parola ha varcato, e più indi­cibili di tutto sono le opere d’arte, misteriose esistenze, la cui vita, accanto alla nostra che svanisce, perdura".

Il suo parlar non mi è chiaro, ma in un qualche modo riesco a coglierne il senso.

Tra cenere e terra: "Ma, se così è, come faccio a capire se sono un poeta? Capita di scrivere, ma come faccio a discriminare se scrivo in senso autoterapeutico o in senso artistico?"

Sempre peggio. Devo dire però che mi sento compreso.

Rilke: "Voi guar­date fuori, verso l’esterno e questo sopratutto voi non dovreste ora fare. Nessuno vi può consigliare e aiutare, nessuno. C’è una sola via. Penetrate in voi stesso. Ricercate la ra­gione che vi chiama a scrivere; esaminate s’essa estenda le sue radici nel più profondo luo­go del vostro cuore, confessatevi se sareste co­stretto a morire, quando vi si negasse di scri­vere. Questo anzitutto: domandatevi nell’ora più silenziosa della vostra notte: devo io scri­vere? Scavate dentro voi stesso per una pro­fonda risposta. E se questa dovesse suonare consenso, se v’è concesso affrontare questa gra­ve domanda con un forte e semplice « deb­bo », allora edificate la vostra vita secondo questa necessità [...] Una opera d’arte è buona, s’è nata da necessità. In questa maniera della sua ori­gine risiede il suo giudizio: non ve n’è altro [...] Accoglie­tela come suona, senza perdervi in interpre­tazioni. Forse si dimostrerà che siete chiama­to all’arte. Allora assumetevi tale sorte e por­tatela, col suo peso e la sua grandezza, senza mai chiedere il compenso, che potrebbe ve­nir di fuori. Ché il creatore dev’ essere un mondo per sé e in sé trovare tutto, e nella natura, cui s’è alleato".  

Tra cenere e terra: "Ma cosa posso scrivere io che non sia già stato detto?"

Rilke: "Non scrivete poe­sie d’amore; evitate all’inizio le forme trop­po correnti e abituali: sono esse le più diffi­cili, ché occorre una grande e già matura forza a dar qualcosa di proprio dove si offro­no in gran numero buone tradizioni, anzi splendide in parte. Perciò salvatevi dai mo­tivi generali in quelli che la vostra vita quo­tidiana vi offre; raffigurate le vostre tristez­ze, e nostalgie, i pensieri passeggeri e la fede in qualche bellezza..."

Tra cenere e terra: "La mia ordinaria vita...è grandezza?!"

Rilke: "Se la vostra vita quotidia­na vi sembra povera, non l’accusate; accusa­te voi stesso, che non siete assai poeta da evo­carne la ricchezza; ché per un creatore non esiste povertà né luoghi poveri e indifferenti".

Il ghiaccio è rotto. Fa lo stesso rumore delle ossa di un giovane poeta, uno qualunque, se nell'arte spera di trovar gloria. Crolla l'identità del poeta quando spera di reggersi, fiducioso, solamente sulla propria spina dorsale. 

E se non trovate le parole, miei amici, non smettete di scrivere. Semplicemente, imparate a vivere senza. 

Prima o poi arriveranno.





Ps: le parole di Rilke (in corsivo) sono tratte da "Lettere a un giovane poeta".

9 commenti:

  1. ma come hai fatto a parlare con lui??? :-)

    RispondiElimina
  2. ...interessante questa intervista ho dato un occhio alla biografia di Rilke....ho letto qualcosa su "lettere a un giovane poeta"....credo che lo prenderò in biblioteca...e proverò a leggerlo.

    "Se la vostra vita quotidia­na vi sembra povera, non l’accusate; accusa­te voi stesso, che non siete assai poeta da evo­carne la ricchezza; ché per un creatore non esiste povertà né luoghi poveri e indifferenti".
    ...secondo me......siamo umani...e non animali ....bisogna usare l'intelletto e le "cose/doti" che abbiamo in dotazione e non piangersi addosso Mai....qualcosa sarà....anche senza parole.
    ciaoo Vania

    RispondiElimina
  3. Incontrare e intervistare personaggi scomparsi ci pare sempre un sogno. Mi è venuta in mente l'auto-intervista che proponeva Jim Morrison, ma questo sogno realizzato è decisamente meglio...
    E' vero le parole arriveranno, quando siamo senza è perchè stiamo meglio se è il silenzio a parlare per noi.

    RispondiElimina
  4. Chi non trova le parole si esprima con i mille altri mezzi a disposizione dell'uomo. Il linguaggio universale dell'amore, della musica, della pittura, di uno sguardo. Non smettiamo mai di comunicare. Bella idea, grande Rilke

    RispondiElimina
  5. Anella: mia cara, la risposta è nel prossimo post...;)

    Vania: già amica mia, qualcosa sarà...

    L'adepta: abbiamo bisogno anche del silenzio, e della solitudine...benvenuta nel mio blog. Presto ti verrò a trovare nel tuo.

    Roscio: benvenuto. L'uomo non può non esprimersi....hai ragione. Lo fa perfino quando non vorrebbe.

    RispondiElimina
  6. eh quando non si riesce a scrivere è una pezza.
    prima mi incazzavo da morire, ma sai, adesso h o imparato che se non trovo le parole, vuol dire che non è il momento, il posto , il luogo.
    e allora aspetto.
    prima o poi verranno fuori.
    come una bambina capricciosa che non vuole mangiare.
    inutile forzarla, prima o poi avra fame e uscira dalla sua stanza.

    RispondiElimina
  7. Mi piace pensare che le parole siano capricciose come le bimbe monelle, alle quali però si vuole ugualmente bene. Grazie per l'immagine.

    RispondiElimina
  8. Che bello. Mi fa venir voglia di scrivere... o è dovere?

    RispondiElimina
  9. TrecceNere: è da un po' in effetti che non aggiorni il tuo blog. Vorrei che lo facessi.

    RispondiElimina