Perchè creare un blog sulla poesia? Nessuno la legge. Mi sono detto. Poi mi sono accorto che più lo masticavo questo pensiero, e più lo digerivo. E, adesso che l'ho eliminato, mi sento finalmente pronto. Per una risposta. Scrivere di poesia è riconoscere il mondo sommerso che dà linfa all'altro mondo, quello che abitiamo. Questo blog vuole dare spazio alle parole. A quelle che diffondono e attraversano lo spazio come note. A quelle ancora nascoste.
Tra la cenere e la terra.
Muoversi. In mezzo alle gente. Attraversare il mare. Guardarlo con occhi che poi finiscono in mezzo alla gente, di nuovo, dentro storie d'amore. Una foto rubata.
[...] ti racconterò le mie
bugie sul mondo e quelle
sulla gente
poi ti bacerò con tutto
quanto in fiamme
con le luci spente...
Quando l'ho scattata, solo l'Amore si è accorto di me.
Mi ha guardato fisso negli occhi attraverso l'obiettivo.
Poi mi ha sorriso, e le sue note suonate mi hanno invaso il cuore...
Appena ieri mi sono chiesto cosa fosse questa vita, se una tortura o un brutto scherzo. Pronta a colpirti di tensioni come dardi, quando si conficcano prima nel braccio destro, poi nella gamba sinistra, quindi accasciato si, quasi spento, le ginocchia piegate sul pavimento, ti trafiggono il cervello, poi il petto, la pancia, e tutto il resto, al punto che una sagoma sparisce infilzata dalle mille frecce del destino.
Poi ti svegli stamane, e rivedi allo specchio quella sagoma in tutto il suo splendore. Vedi gli occhi, i muscoli, il naso, tutto, tutto quanto è ancora lì. Vivi e respiri, come ogni giorno. Capisci che ieri, solo ieri è stato l'incubo.
Una bambina alta forse un metro e quaranta, forse un po' meno. Ha una sindrome genetica. Non si esprime a parole, ma a gesti. Quando la vedo allo studio sembra una bambina. Ha ventiquattro anni. Non parla, si esprime a gesti, non sta seduta, si alza. Viene dall'altra parte della scrivania, mi dà la mano, è incuriosita dal mio orologio. Mi guarda e sorride, fa quel gesto che vuol dire giocare. La madre ci guarda. Sorride anche lei. Sembriamo due bambini. Sorrido. Sorrido. Poi rientro nel mio ruolo ed esco da me stesso.
Non finirò mai di ringraziarla. Non sono mai stato forte come adesso.
Oggi in un blog ho letto...
Chi conosce
il dolore del bocciolo
quando si apre?
-Abbas Kiarostami-
Ho assaporato la felicità che attraversa la sofferenza.
La vita. La vita amici miei. La vita è bellezza tutta quanta... Ps: questo blog festeggia i due anni di vita. E' ancora un bambino...
Ci sono incontri che non partono col piede giusto. Sono incontri importanti se non hanno paura di aspettare il tempo. Hanno bisogno di perdersi per sempre, e sempre, sempre, per sempre vogliono ritrovarsi.
Io vivo di questi incontri.
Incontri fatti di persone.
Persone capaci di incontrarsi. Di incontrarsi.
Oltre un luogo, più in alto.
Oltre le stelle, più in alto.
Di scoprirsi lì, più in alto.
Oltre il tempo di una canzone.
Sapete, da lassù tutti insieme cantano
il "Valzer per un amore"
"Vola il tempo lo sai che vola e va,
forse non ce ne accorgiamo
ma più ancora del tempo che non ha età,
siamo noi che ce ne andiamo
e per questo ti dico amore, amor
io t'attenderò ogni sera,
ma tu vieni non aspettare ancor,
vieni adesso finché è primavera"
Spesso questi incontri durano poco, davvero poco. In eterno.
La mia vita. Come una pozzanghera di sensazioni contrastanti.
M'attraversano i passi. Mi sconvolgono le ruote delle autovetture.
Mi si spengono sigarette dentro.
Ad ogni splash un urlo, una imprecazione.
E vaffanculo!! E che cazzo!!
E ci trovo piacere a volte a lordarli tutti. Altre volte no. Magari finisco di sopra a un africano in bicicletta e allora no, non mi diverto più.
Tutto è così, indefinibile. Per questo non trovo le parole.
Be', non so. Forse ho bisogno di abbandonarmi a un pensiero dolce. Non a una speranza. No. Forse vorrei aggrapparmi a un'emozione. Vorrei tanto sentirla un'emozione positiva. Un'emozione del cuore.
Vorrei soltanto sentirla. Senza fine.
Ecco quali sono le parole per me. Viva l'amore! Sì!
Mi perdoni Calvino se in queste poche righe, poche parole, non parlo di lui, del suo scritto. Mi limiterò a citarne il titolo, perchè ci sono titoli che valgono un romanzo, e così mi pare non possa dispiacersi.
Chissà cosa ciascuno di noi pensa di questo viaggiatore. E' una notte di inverno. E' solo. Il "se" apre al campo di una condizione: una notte di inverno, un viaggiatore è solo, e si trova sulla sua strada. Immagino la neve alta ai lati. Fa freddo, molto freddo.
Forse cerca una locanda, un posto dove trascorrere la notte. Forse cerca soltanto calore.
Indossa un tabarro sopra il cappotto, e ha una tuba sulla testa. Credo utilizzi un bastone da passeggio. E' un signore rispettato, ho questa sensazione, e pure abituato ai viaggi lunghi. Ma non lo vedo su un treno, non è un personaggio moderno, porta la tuba e cammina col bastone. Credo viaggi in carrozza di solito. Trainato dai cavalli il suo spirito di conoscenza viaggia. Ma adesso si è fermato.
E' solo. Sulla strada. Cerca un locanda. Forse cerca un po' di calore.
E' un uomo di altri tempi, ma ha imparato dai suoi innumerevoli viaggi che ci sono persone diverse quanto i ciottoli del sentiero. Non esprime giudizi su nessuno. Ha imparato a conoscere la gente senza condizionamenti. Ascolta, semplicemente. Forse è uno scrittore. E' in tutti i luoghi, e in nessun luogo. Tira un brutto vento. Un vento gelido. Si inarca la schiena in avanti, resiste agli spostamenti voluttuosi del caso, e lacrima agli occhi come stesse piangendo di dolore.
E' solo. Sulla strada. Cerca una locanda. Fa freddo.
Ad un tratto una musica, una musica antica, così antica che nel suo cuore, triste, sembra provenire dal futuro. Un futuro che gli facciamo conoscere noi, perchè gli vogliamo bene. Ne distingue chiaramente le parole.
Adesso si muove e ha gli occhi chiusi. Si lascia trasportare dalle note, dal senso vero delle cose. Sono un tappeto rosso che conduce a una locanda. E' lontano adesso. L'abbiamo quasi perso. Qualcuno apre alla porta. La lucina di una casa, in lontananza, per un istante, si fa più viva. Poi scompare l'uomo, e la lucina si fa più piccola. E' entrato.
Vogliamo credere che abbia trovato il calore che cercava.
Se una notte di inverno un viaggiatore, così, per caso, se una notte di inverno un viaggiatore trovasse l'amore...?