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domenica 8 gennaio 2012

Melancholia




Faccenda vostra, dèi,
se ci avete fatto mortali,
e perciò noi vi scaglieremo contro
lo strale avvelenato dell'angoscia.
E' qui l'arco.

-V. Chlebnikov-












Perché tanta bellezza nel dolore?






E scendono qui 
per la pelle le
lacrime a colori






35 commenti:

  1. anche io me lo sono chiesto... perché è vero, a volte c'è una sorta di bellezza che traspare dal dolore rendendolo quasi dolce, piacevole... lontano dal masochismo che è ben altra faccenda credo si tratti di un modo per sentirlo più avvicinabile, meno nemico, meno spaventoso...
    una sorta di processo inconscio che lo rende meno scuro, più ricco di sfumature...
    quante volte si sente piacere nel piangere ad esempio... quando il dolore si libera inizia a far meno male...
    un abbraccio

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  2. Già, perché poi si piange di gioia e di dolore, allo stesso modo...

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  3. Gli dèi ci han voluto ed ora ci tengono per come siamo.

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  4. La bellezza come il dolore è un valore assoluto e nel suo abbraccio ci si libera dai lacci mediocri di una vita misurata ogni giorno. Piangere ( di dolore o di gioia) è solo il riflesso di un universo segreto che ogni tanto si rivela e ci stupisce.

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  5. Anella: ...a me piace ridere... :( !!!!

    Squilibrato: per carità, meno male. A me fa terrore la loro immortalità.

    Enzo: è un pensiero molto profondo il tuo. Pensare al dolore e alla gioia come "funzioni" della bellezza...non avevo mai fatto questo pensiero.

    Tu e Onda avete scritto cose molto profonde, e oggi, come ieri, che non riesco ad accedere in profondità e sbatto la testa sul terreno solido della vita, mi date un grande mano. Fate un gran lavoro per me e per chi legge. Grazie.

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  6. al solito con lars von trier so'cazzotti nello stomaco, però anche suggestioni a catena e spunti di pensabilità a bizzeffe.. personalità problematica ma vivaddio uno che c'è e che dice la sua senza i soliti balletti dell'ipocrisia,
    tu caro amico conoscerai di certo un piccolo testo ma fondamentale, anzi due di quel genio di Freud, uno è caducità l'altro è lutto e melanconia, basilari, lettura da consigliare a tutti indipendentemente dalla passione della psicoanalisi, il tema è il solito, e si intrecciano nei due testi, la melanconia è una ferita profonda, emorragica insanabile, è deprivante per ontologia, è la mancanza che tanto è stata indagata da Lacan, eppure la melanconia -ma c'è uno spettro da considerare, dal limite estremamente patologico che va a coincidere con la perdita della vita, ad una gamma intera e articolata di posizioni, fino al versante "sano" di impulso vitale alla creatività ed è proprio questa che vogliamo indagare e farci da lei interrogare..il trauma della nascita, l'essere gettati nel mondo, il male di vivere, l'essere dentro questo guaio senza averlo voluto né scelto infine il nostro collaborare, risorsa di resilienza e di sopravvivenza volgendola a soluzioni di proficuità..scusa l'approccio quasi tecnicistico ma il lato esistenziale e poetico di questo tema strutturale è appannaggio dell'arte intera, della letteratura poesia e musica ma senza delegare tutto e troppo all'esterno occupiamoci di noi dei moti profondi e della vulnerabilità che ci riguardano e della traduzione possibile in arte del vivere o creatività in senso lato,
    ciao terracenere.. posso darti un nickname? il nome che sento adatto a te? un paio: Edoardo o Teodoro ma solo se uno dei due ti piacesse, aspetto autorizzazione:-))anche Ruggero !

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  7. http://www.youtube.com/watch?v=C3W87L0_BGw&feature=related

    :-)

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  8. Papavero: mia cara amica, certamente ve ne sarebbero di cose da dire...ma ciò che non vuole cogliere la ragione, lo coglie sempre l'emozione...di quella ci occupiamo e, come ben scrivi, della traduzione possibile in arte del vivere. Mi piace tanto questa espressione che trovo poetica. Trovo meno poetico di darmi un nome che non mi appartiene e per me significa il nulla emozionale. Ciò non toglie che puoi decidere di dare un nome alla mia anima, che comunque sfuggirà a ogni definizione...già non la trovi più nemmeno tra cenere e terra.

    Lilium: grazie per il regalino. Un bacio.

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  9. Non so se c'è bellezza nel dolore, ma bellezza e dolore non si scelgono, si subiscono, arrivano non attesi e non voluti

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    1. Credo che la bellezza dev'essere ricercata pure...forse è più giusto dire "svelata". Anche intimamente. Possiamo farlo da soli, o con l'aiuto degli altri. I poeti ad esempio. O chi sa gioire della vita, perché può ancora meravigliarsene...

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  10. La bellezza è nel dolore..è nel dannato, è in tutto ciò che è stato definito proibito.
    Il dolore è stato definito dolore come cosa negativa, il dolore, a volte, è darsi a qualcuno nel sopportare forse.
    Il dolore è fascino, è poesia, è graffio, è una corda sulla pelle, che stringe e dipinge una poesia...è me con un abbraccio di corde rosse, come vortici.
    Sotto la pelle c'è la mia poesia.

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    1. E' da brividi pensare che si nasce in quella che è una esperienza di dolore (il parto), e si muore nell'altra esperienza di dolore, quella della morte. Il dolore è uno squarcio spaziotemporale che ci fa accedere all'esistenza, e poi ce la toglie...?

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  11. grazie della risposta, è che già avevo avvertito in me un nonsoché di stonatura spirituale con la mia fisima del nome, perché se è vero che faccio fatica a non sapere il tuo nome anche non necessariamente quello esatto, è però pur vero che ogni forzatura appunto è stupida e stonata, scusami perciò, sono impulsiva e va bene se esce anche con te ma resta un peccare sul piano del kairos (mi succede sai e spesso) (cerco anche di riuscire a vederlo e capirlo) sei tra cenere e terra e rispetto la tua ambivalenza, la tua vaghezza, l'indecisione della scelta -che tanto mi appartengono e tanta conseguenza hanno prodotto nella mia vita, allora proprio io, sorella a te in questo, ti dico che non sarà la nostra indecisione e la nostra sospensione a non farci avvertire il profumo della vita

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    1. Sapevo che avresti capito. E le tue parole mi avvicinano a te, e senza ambivalenza...

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  12. ...non voglio commentare il post...un po' perchè non lo capisco...un po' perchè non so che dire.

    ...ma dico...se ci fosse meno dolore nella vita...forse e dico forse ...ci sarebbe più armonia, meno pazzia...meno solitudine e più bellezza.:)
    ciaoooooo Vania

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    1. Anch'io trovo difficoltà a commentare questo post, eppure quante cose avete trovato e quanti stimoli mi date. Come contraddire le tue parole oneste, impastate di verità? Un abbraccio.

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  13. P.s....pazzia/cattiveria...quella cattiva/dolorosa ...intendo.
    ciaooo Vania

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  14. Come hai ragione, nel dolore c'è una strana sfumatura che lo rende bellissimo. Un ossimoro indelebile.

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  15. Il dolore lo "frequento" da poco, ho cercato per quanto possibile di tenermene alla larga, come fosse qualcosa di sconveniente. Ora che la vita mi impedisce di aggirarlo devo dire con molta semplicità che fa male :)
    Nella mia esperienza mi accorgo che riesco a vivermelo meglio se mi ricordo che sta insieme anche ad altro, ad altre cose, ad altre emozioni che comunque ci sono... frenando così la sua voglia di prendersi tutto lo spazio.
    Ma ci sono comunque momenti in cui ti piomba addosso e in cui va chiamato con il suo solo nome, senza traduzioni.
    Forse neanche chiamato, ma "sentito" alla maniera onirica che è così ben evocata nel prologo di melancholia.

    Mi sono chiesta anche io come facciano a stare insieme bellezza e dolore... e mi viene in mente la creatività: forse davvero il dolore ha in maniera speciale il potere di aprire uno squarcio di ricerca, ad esempio quella che muove verso la poesia.

    Grazie per i tuoi spunti ed interrogativi :)

    Francesca

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    1. E grazie a te per le riflessioni libere, che si vede che le partorisci mentre scrivi. Ed è bello sapere che dall'altra parte ci stanno persone che con una penna e la lingua all'insù trovano tempo per farlo, per fermarsi un attimo a pensare, per capire insieme. Anzi, per sentire insieme, ché non si capiscono mai fino in fondo le emozioni...

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  16. E' che il dolore oscura il superfluo. Ti schiaccia col viso a terra, a due millimetri da quella melma che ti porti dentro, o che a volte sa essere la vita. E lì, realizzi quanto sappia essere bella, la vita, scevra dalla montagna di cazzate quotidiane di cui ce la riempiamo, fatta di microscopici eventi, esplosioni slenziose come un sorriso, un abbraccio, una giornata di sole. Il dolore porta in sè il germe del cambiamento. Sta a noi (r)accoglierlo, curarlo, lasciargli tempo e spazio, farlo germogliare. La bellezza del dolore è quella della nudità dell'anima, quella della potenza latente del sè e della vita. La rabbia, la frustrazione, sono effetti collaterali, purgati dal nostro io avvelenato, ma il dolore è quello che riesce a dare la misura dell'uomo. Molto più della gioia, talvolta.
    A nessuno piace soffrire. Ma se ripenso ai grandi cambiamenti della mia vita (e ce ne sono stati nonostante non abbia alle spalle che 27 anni), nessuno di essi può essere scisso dal dolore, nessuno di essi sarebbe stato così potente e fruttuoso senza il dolore.
    Il dolore rimette in discussione, sbriciola le vesti, scioglie le finzioni, ti costringe a guardare anche dove non vuoi vedere; la felicità, lei, è tante cose, ma non sarebbe tale se ti lasciasse il tempo e lo spazio di pensare al perché riesce a riempire ogni anfratto del tuo essere.
    Mi viene in mente una frase che mi si è impigliata in testa anni fa: "Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo". E' Tolstoj. Quasi 140 anni fa. Non so dire se abbia completamente ragione, ma di certo non posso non pensare che ci fosse della saggezza in lui.

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    1. Ma che bell'intervento... Ne isolo solo l'essenza: "La bellezza del dolore è quella della nudità dell'anima, quella della potenza latente del sè e della vita". Sì. Avverto che c'è molto di vero in questa frase. Mette le ali, perché emoziona. La bellezza è la spinta verso l'alto che consente di spiccare il volo anche...non trovi?

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    2. Pienamente d'accordo. C'è un passaggio del Conte di Montecristo, in cui Dumas dice che solo chi abbia provato il dolore più profondo riesce a raggiungere la felicità estrema. Sarà forse questo uno dei motivi per cui dolore e bellezza sembrano inscindibili?

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    3. Può darsi...è come se la vita si aprisse a ventaglio...

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  17. Un film che nonostante la lentezza, mi ha squarciato dentro a sangue.
    Lars Von Trier è un genio.

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    1. Condivido parola per parola. Ogni volta prima lo sento di stomaco. Come un'agonia. Poi riesco a ricavarne un'emozione. Poi lo faccio diventare esperienza di vita il film. Poi, quando potrei, perdo la forza per commentarlo, vinto dalla bellezza. E poi distillo la solita frase. E' un genio. Sadico e bastardo forse. Ma genio.

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  18. Forse perché c'è tanto dolore nella Bellezza...o, se non proprio il dolore come lo intendiamo noi, sicuramente molto blue, spleen e saudade.La Bellezza spesso è un qualcosa che ti scava dentro e non è detto che c'entri l'estetica o la forma in cui...E forse il dolore ha a che fare anche con il Tempo.Avevo scritto una cosa su una foto, tempo fa, sulla Bellezza: se permetti, te la passo con questo link (fare copia incolla renderebbe troppo lungo il commento).
    http://youtu.be/aoc7EYG_LBM
    Un abbraccio.

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    1. "Forse perché c'è tanto dolore nella Bellezza...o, se non proprio il dolore come lo intendiamo noi, sicuramente molto blue, spleen e saudade...". Definizione fantastica, davvero! Mi gusterò il video quando potrò visualizzarlo da un altro pc. Grazie, in anticipo. E' certo che lo ricambio quest'abbraccio...

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  19. Il film non l'ho visto ma le parole iniziali sono di un reale pazzesco...

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  20. Ok, aspetto il prossimo post!! :p

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  21. Il primo quarto d’ora del film di Lars Von Trier, sulle note del "Tristano e Isotta" di Wagner, è poesia, bellezza, incanto, magia. E' la bellezza dell'arte espressionistica ed esistenzialista, che coglie la drammaticità e l'angoscia della vita dell'uomo e raffigura quell’umanità tragica, pervasa da un senso di morte, dolore e distruzione.
    Grazie Tra cenere e terra. Chapeau :))

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  23. Maraptica: e allora devi vederlo il film...

    Lilium: qualcosa si muove. Ma non sono ancora pronto...

    Horror vacui: Il prologo non me l'aspettavo. La bellezza che ti colpisce al volto a tradimento. La ragione si disgrega, le note scardinano le certezze in un crescendo di emozione e smarrimento. L'apoteosi delle immagini paralizza i sensi. Sarebbe un film da vedere al cinema da soli. Senza gente attorno. Come un rapporto intimo. Dalla sofferenza alla catarsi. Poi la redenzione, e c'è la vita fuori dal film.

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