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sabato 16 luglio 2011

Maschere e indovini

Be', devo ammettere che l'ultimo post mi ha ubriacato...

Torno in me stesso o, chissà, magari rimetto la maschera per un momento. 

Non è facile definirsi. Tra le maschere che porto, alcune sono rubate al teatro. E sono così somiglianti al mio modo di essere che ritengo più genuino, da rendere difficile discernere cos'è maschera da ciò che non lo è. 

Sarà poi vera questa cosa delle maschere? Siamo per davvero costretti ad indossarne sempre di diverse, per proteggere ciò che siamo realmente? Come fossero una corazza? 

Più vivo, meno ci credo. 

Ho la sensazione che senza le maschere rimarrebbe proprio il nulla di noi. 





Perché siamo tutte le maschere assieme, contemporaneamente. Maschere fatte della stessa lega.  E dietro le maschere, nascondiamo il nero del nulla. 

In fondo il nulla è ciò che meglio ci racconta, perché traduce allo stesso modo ciò che ancora non è vita, e ciò che ha smesso di esserlo, no? In un qualche modo ci definisce...

Se così è, ciò che essenzialmente ci distingue è la capacità, per il tempo che ci è dato di vivere, di guardarsi allo specchio, e di riconoscere, di volta in volta, le innumerevoli facce che compongono l'immagine. 

Ciò che ci distingue è la capacità di conoscersi, o di riconoscersi come simili a figure mitologiche, ciascuna dotata di un proprio significato.

Non temete. Non è difficile possederla questa capacità. Possiamo utilizzare allo scopo uno specchio, oppure un personaggio che ci fa riflettere. Una persona come Tiresia l'indovino. Figura mitologica anch'essa.





Ma attenti...


La conoscenza è distanza che separa... 
La fatica di conoscere...
La conoscenza è niente senza fede... 



...la conoscenza ha un prezzo molto alto. 


Un po' come un mutuo, faticoso ma necessario ad acquisire il senso della felicità.

Perché?

Perché siamo uomini. Eh già...

"... Non vogliate negar l'esperienza
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"


-Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120- 

16 commenti:

  1. Non credo che dietro le nostre 'maschere' non ci sia niente. C'è piuttosto qualcosa che dobbiamo proteggere perché è fragile. E' vero, spesso ci guardiamo dentro, non ci capiamo e ci sembra che dentro di noi ci sia il nulla amorfo. In realtà quello che abbiamo dentro ha bisogno di mezzi per venire fuori, che sia una maschera o, ancora meglio l'incontro con l'altro.
    Pensa ai Prigioni di Michelangelo, sono belli, ma vengono fuori dalla pietra informe. Senza lo scalpello, niente bellezza.

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  2. Stanza: devo ammettere che volevo provocare i lettori del blog. E allora continuo a farlo. Cos'è la fragilità? Cosa dobbiamo proteggere? E' qualcosa di vitale immagino...e cos'è? E' un ricordo? E' un dolore? Possiamo, per la fragilità, usare una maschera? Forse sarebbe quella della paura. Dell'angoscia. Come l'urlo di Munch. O quella della tristezza magari. Al contrario, potrebbe essere quella della serenità, o quella sorridente della felicità.

    O forse ci proteggiamo da un movimento di disgregazione? Dal nulla amorfo che prende il sopravvento, che non riusciamo a circoscrivere in una maschera. Si, per fortuna c'è l'arte. Possiamo con l'arte perfino conferire una forma a questo nulla fatto di materia. Dargli bellezza. Ma abbiamo sempre bisogno di circoscrivere il caos. Abbiamo bisogno di uno scalpello. O di qualcosa che ci aiuti a contenere questo nulla eterno dal quale originiamo, e al quale ritorneremo. Se esiste un Dio, ecco, ha dato forma a questo nulla. E la vita, se così è, è creazione di una massa senza forma, che si sente pesante come la materia, ed ha la leggerezza dello spirito, come qualcosa costituita da elementi che non sono chimici, ché immaginarli è impossibile.

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  3. le mie maschere....
    conoscerle mi ha concesso di Vivere...
    avere un unico volto mi costringeva ad essere fedele a quella rigidità che nasce da lineamenti immutabili....
    un giorno, scoprii di non essere una statua e cominciai ad osservare la Possibilità di Essere Altro!
    Io sono, tanto altro...
    Nè nulla, nè vuoto, nè un solo volto...
    Sono immensa , complessa, e le maschere mi consentono di vivere i miei infiniti ruoli e di non giudicarmi in maniera assoluta, ma un pò per volta, rispetto al ruolo che ricopro,rispetto alla maschera che indosso...
    maschera nella mia vita non è finzione o altro da me...
    ma me stessa...
    un sorriso...

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  4. ...scusami se non commento il tuo post, ma non sono con la testa per farlo...volevo dirti che sono felice che tu ci sia...davvero...mio poeta...

    ti abbraccio...

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  5. Anonima: "e le maschere mi consentono di vivere i miei infiniti ruoli e di non giudicarmi in maniera assoluta..." Molto vere, molto profonde queste parole. Hai compreso il senso di questo post. E poi c'è il nulla. Se vogliamo tradurlo in un'esperienza sperimentabile,diciamo che somiglia alla pazzia. Credo tu abbia compreso anche questo.

    Angeloblu: hai ragione Angelo, questo è un post fatto più con la testa. Letto col cuore, diviene freddo... Spero tu stia meglio ;)

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  6. http://www.youtube.com/watch?v=H89Z1bBnCkE
    chiudi gli occhi, butta le tue maschere, e ascolta.......

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  7. Anella: grazie ma no, non posso chiudere gli occhi di fronte a tanta bellezza...I sensi voglio sfruttarli tutti!
    Mi manca il teatro. Non mi capita quasi più di andarci...Sarà il buon proposito dell'Inverno.

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  8. no, non ho detto questo! quando sono passata da te non ero nelle condizioni di poter leggere, tanto ero presa a leccarmi le ferite...ogni post è fatto con il cuore, perchè ci sono le nostre emozioni, i nostri sentimenti...

    ora sto molto meglio, si...

    ti auguro una dolce notte poeta...

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  9. Angelo: no, è che credo davvero sia scritto con la testa. Ho tradotto in parole una riflessione, non un'emozione...Questo intendevo, non volevo assolutamente essere polemico con te. Felice di sapere che va meglio.

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  10. Maschera! Anzi maschere, tante maschere! Indispensabile mezzo per nascondere la profondità della verità, o forse per sfuggire dalla realtà o ancora per proteggersi dal giudizio, o per tutte queste cose assieme. Maschere che ci imponiamo ogni giorno e che spesso, a mio parere, ci distruggono nascondendoci dietro una profonda apparenza. Penso, a volte, paradossalmente, che forse gettare giù la maschera che protegge,liberandosi dei propri ruoli e di quegli schemi prefissati che legano l'anima, è un modo per proteggersi, ma poi mi fermo e penso come tutto sia così difficile ...
    Comunque, meraviglioso davvero questo post!
    L. N.

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  11. ...so che non era detto in modo polemico...tu, quando scrivi rendi tutto un'emozione...

    dolce risveglio caro poeta...

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  12. Pirandello insegna molto. Le maschere se proprie dall'infanzia, o rubate all'ultimo secondo fanno parte di noi inequivocabilmente. Dal momento in cui le indossiamo diventano una nostra sfaccettatura. E poi senza maschere saremmo monotoni.

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  13. Marika: In questo post ci volevo mettere l'ottimismo derivante dalla consapevolezza di quanto siamo variegati, non la sofferenza di quanto non riusciamo a essere per gli altri ciò che in realtà crediamo di essere. Mi rendo che l'uomo tecnoclogico dei giorni nostri (e del prossimo futuro) non è però quello Pirandelliano. E' come se fosse frutto di un processo inverso, come se schiacciato dalle infinite possibilità di essere fatica persino ad acquisirne una. E allora è sempre la consapevolezza che ci salva dallo smarrimento.

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  14. E' tardi per fare i conti con questo post....
    mi viene da scrivere...ma non saprei quale maschera usare...
    in qualche modo inizio a dubitare di un ego(maschera), che non sia semplicemente formatosi in base a una prossimità spazio temporale e condizionamenti esterni.

    Ma credo nell'Anima. Per quante maschere si possano usare, lei filtra sempre da quel buco per gli occhi.

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  15. TrecceNere: non potevi non scrivere con l'anima dunque...

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