Non mi sento più l'anima. Già, l'anima di prima, l'anima che
mi portava a scrivere in un certo modo, a vivere in un certo modo,
adesso non c'è più. Le cose, gli eventi, le persone mi appaiono
lontane, come se mi fosse impossibile connettermi con loro come
facevo in passato, con entusiasmo infantile, desiderio, passione e,
dopotutto, sincero interesse. L'altra volta leggevo che, mediamente,
è a trentasette anni che ci si rende conto di essere adulti, e che
tutto ciò che prima contava a dismisura, da quel momento non conta
più. Come se a quell'età si realizzasse una muta, e una nuova pelle
si sostituisse alla precedente. La pelle dei serpenti è composta da
due strati distinti, il derma, lo strato più profondo, e
l'epidermide, lo strato più superficiale. Durante la muta, i
serpenti cambiano soltanto l'epidermide e non il derma, liberandosi
dello strato vecchio sotto il quale si è formato lo strato nuovo. Per fattori legati
all’accrescimento a quanto pare. Da sempre mi affascina il fenomeno della
muta, ma soltanto adesso capisco perché. Questo interessante fenomeno riguarda anche l'uomo. Ciò che nei serpenti si realizza a livello
superficiale però, nell'uomo si realizza a un altro livello, più in profondità.
Come muta
la pelle, muta l'anima, e forse è per questo che non mi
sento più l'anima, perché quella di prima, semplicemente, non c'è
più. Adesso mi trovo a convivere con un'altra anima, un'anima che si
è sostituita alla precedente, un'anima che ancora non conosco. Si è
fatta spazio lentamente, con una regalità che mi ha lasciato di
stucco. Lei si muove al di sopra dei pensieri della gente, non è
interessata al giudizio degli altri. E' severa ma composta, pacata e
ordinata, ma distante. Non viene raggiunta e non raggiunge. Se ne sta
lontana, in un mondo tutto suo. E' indecisa, non sa dove riversarsi,
ma d'altra parte non vuole più spendersi in battaglie che non sono
le sue. E' orgogliosa, si vuole bene, si concede qualche
trasgressione, ma lo fa sapendo che non ha più bisogno di
trasgredire, come per una necessità di sperimentarsi nelle
situazioni che coinvolgevano l'altra anima, quella che adesso non c'è
più, come per una necessità di scoprirsi diversa. Migliore forse.
Guida il corpo con attenzione, per evitargli infortuni, e respira,
respira a pieni polmoni, senza più intossicarsi di male. Ha
riscoperto una nuova purezza, e non vuole macchiarsi di colpe che
imporrebbero alla coscienza di fare nuovamente i conti con se
stessa. E' rispettosa, e pretende rispetto. Dà molto, e
pretende molto, che poi quel "molto" che pretende, non è
altro che affetto. Ecco, quest'anima che ancora non conosco ma che mi
porto dentro già da un po', è alla ricerca di relazioni vere, di
persone vere, di gioie e sorrisi, di minuti buoni spesi bene, di
occhi sinceri, di allegria, di risate che non abbiano nulla
dell'euforia dei tempi passati, ma che provengano dal cuore, di amori
forti, tenaci e mai violenti. E' un'anima che sente freddo quando c'è
freddo, e caldo quando fa caldo, e per quanto banale possa sembrare
questo elemento, forse, tra tutti, io dico, è il più importante. E'
un'anima che è connessa col clima, con i movimenti terrestri, coi
cieli azzurri e quelli grigi, un'anima che gode del sole ma non si
scotta, che assapora ma non cerca per forza la sazietà, è un'anima
che conosce il valore del digiuno, non si lascia andare a facili
entusiasmi, ed è parca di carezze, nel senso che non le regala e
nemmeno le elemosina. Quest'anima mi ha chiesto il permesso di
entrare nella mia vita. Le ho risposto che poteva farsi strada, che
poteva sostituire del tutto la vecchia se l'avesse ritenuto
necessario. Mi sono affidato a lei, l'ho chiamata la mia regina. E
adesso è qui con me, anche mentre scrivo. Non la conosco ancora, è
vero, ma ho imparato ad apprezzare i suoi silenzi, e a darle voce
quando ha qualcosa di importante da dirmi. Ho imparato a vivere senza
nulla toglierle, e questo mi rende orgoglioso, a prescindere da ciò
che la vita in questo momento ha da offrirmi, che come sempre non è
molto, ma non è nemmeno poco. Sento che non somiglia, quest'anima,
né alla Mia Martini di Minuetto, né alla Sally di Vasco. Della
prima non ha il desiderio di perdersi nell'amore costi quel che
costi, della seconda non ha il viso provato dai fallimenti della
vita.
Sembra
che abbia perso un po' di energia vitale quest'anima, ma non è così.
E' semplicemente cresciuta in consapevolezza, e ha desideri più
grandi.
E
voi che mi dite? Che cosa è successo, in tutti questi anni, alla
vostra anima? L'avete fatta la muta dell'anima, o stiracchiate ancora
la precedente, come un vestito che debba starvi bene per forza? Avete
ancora paura di crescere, oppure avete già trovato, nel vostro
cuore, una nuova canzone?
Questa muta mi è incompleta, più sofferta delle altre, forse perché ancora mi manca qualche anno ai 36? Sarà per questo che questo scritto mi ha colpito molto - positivamente si intende - mi ha affascinato la gentilezza che riservi alla tua nuova anima e alla muta stessa. Si può insegnare? fattiguardare.wordpress.com
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