Il 26 febbraio il blog ha compiuto quattro anni. Ho provato una strana sensazione. Scrivo in questo blog da quattro lunghi anni. In queste pagine ho buttato cuore e cervello, spruzzi di sangue, fiumi di vino, mari e tramonti. Ho guardato con gli occhi di un bambino, quelli di un adulto, e perfino con gli occhi di rughe di un anziano. Mi sono commosso. Ho commosso.
Ho scritto per dare spazio alle parole, prevalentemente, ma ho scritto pure per nasconderle. Sì, ho nascosto le parole. Le ho nascoste perfino a me stesso. I lunghi silenzi tra queste righe sono stati punti. Chiusure di capitoli. La fine dei romanzi.
Non ho distinto, anzi, non ho voluto distinguere tra scrittura e vita, tra verità e rappresentazione, tra nero e bianco. Mi sono concesso perfino il lusso dei colori. Ho amato e sono stato amato. Ho vinto e ho perso. Sono morto perfino, e sono rinato. Ho sbagliato, tante volte, ma ho avuto ragione pure. Ho incontrato persone e fatti. Affetti. Mi sono abbeverato alle fonti di vita e di ebrezza. Sono stato felice, e ho sofferto. Quante battaglie vinte, quante cadute.
Continuerò a vivere allora. Perché per me vivere è scrivere. E scrivere è un po' come volare.
Che i versi di questo blog non si stanchino mai di prendere il volo.
Occorre volare
in questo tempo, dove?
Senz'ali, senz'aereo, volare indubbiamente:
ormai i passi passarono senza rimedio,
non elevarono i piedi del viandante.
Occorre volare a ogni istante come
le aquile, le mosche e i giorni,
occorre vincere gli occhi di Saturno
e stabilire lì nuove campane.
Ormai non bastan più scarpe né strade,
ormai non serve la terra agli erranti,
ormai attraversaron la notte le radici,
e tu apparisti in altra stella
determinatamente transitoria,
trasformata alla fine in un papavero.
Senz'ali, senz'aereo, volare indubbiamente:
ormai i passi passarono senza rimedio,
non elevarono i piedi del viandante.
Occorre volare a ogni istante come
le aquile, le mosche e i giorni,
occorre vincere gli occhi di Saturno
e stabilire lì nuove campane.
Ormai non bastan più scarpe né strade,
ormai non serve la terra agli erranti,
ormai attraversaron la notte le radici,
e tu apparisti in altra stella
determinatamente transitoria,
trasformata alla fine in un papavero.
Bravo Neruda. Volevo dire proprio questo.
Ciao,
RispondiEliminaper prima posa buon compliblog, 4 anni sono un grande traguardo e sbirciando qua e là ho potuto notare che questo è un bell'angolino nel web.
Quello che scrivi è bellissimo "scrivere è come volare" concordo con te, scrivere rende liberi e felici quindi è proprio cosi.
buona serata a presto
Grazie Audrey....a presto....
EliminaCiao, sono arrivato un po' in ritardo ma credo comunque che per gli auguri ci sia sempre tempo..vero? Bellissimo hai proprio ragione"scrivere è come volare" ti porta a toccare e scoprire sempre spazzi nuovi, non c'è limiti all'infinito. Buon compliblog..Un saluto, Stefania
RispondiEliminaUn caro saluto Stefy...
Eliminaciao caro amico, ho pubblicato chez moi degli haiku, dopo tanto, e mi piace sempre quando tu mi fai visita (non sai quanto vorrei vedere la tua faccia, poter legare al tuo soma le parole, la marea, il moto ondoso delle tue parole)
RispondiEliminaun abbraccio, laura
Magari metterò una mia foto prima o poi... un abbraccio....
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
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RispondiEliminaèvenuto a raffica lo stesso commento non so perché invece voglio mettere un haiku:
RispondiEliminaun papavero
alchemico mutante
semplice vita
dedicato a te e Neruda :-)
Grazie di cuore...be' si, sono in trasformazione....Un abbraccio
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