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lunedì 30 dicembre 2013

La legge matematica dell'amore


Piove, sulle promesse e i desideri di felicità, sulle sofferenze, sul pantano dei porci, sulle note liete di Vivaldi e su quelle più tristi di Chopin.

Ci sono tante ragioni che spiegano la pioggia, una di queste, non meno importante delle altre, è il rumore.

Ovvero la necessità che vi sia il rumore, qualcosa di assordante, che ci concentri sul qui e ora di queste vite.


Dunque piove, c'è il rumore della pioggia, non sentiamo più niente, nemmeno i clacson delle macchine, nemmeno le melodie del Natale, nemmeno guardiamo per terra, tra le aiuole, alla ricerca dei fiori della poesia.


Ci muoviamo nervosamente, sotto la pioggia, alla ricerca di un riparo. Oppure ci bagniamo, camminando lentamente e con lo sguardo verso il cielo, come se la pioggia avesse per davvero il potere di purificare l'anima. Magari ce l'avesse questo potere. E il rumore della pioggia stride per contrasto con la serenità dell'animo, oppure accavalla le ansie e le preoccupazioni, perché temono di bagnarsi queste, come demoni a contatto con l'acqua santa. E tutto l'uomo è in subbuglio.


In questo caos del momento, in questa parentesi di vita reale, a contatto con la terra, come inseguiti dagli agenti segreti dell'atmosfera, ci muoviamo noi formiche, e come formiche ci scontriamo, per poi proseguire. In questo caos che di umano ha poco e niente, e che di umano ha tutto invece, come viti impazzite che funzionano perfettamente solo all'interno di un ingranaggio che non può essere pensato -vogliamo chiamarlo Dio?- ci muoviamo, alla ricerca del senso di ciò che siamo.

E allora penso a una poesia, e questa poesia oggi me la ricorda uno dei miei attori preferiti.






Ve la scrivo. 


La terra girò per renderci più vicini, girò sul suo asse e su di noi, finché, finalmente, ci ricongiunse in questo sogno. Sono parole di Eugenio Montejo.


Succede così che due sconosciuti si incontrino, e si innamorino perfino, nel mistero dei numeri, per la matematica di Dio.


Sono giorni felici per chi, come me, ha una calcolatrice in mano, e pare aver trovato la soluzione. C'è un nuovo anno dall'altra parte di queste righe. La formula del nuovo anno è 2013 + X+ 1.


Il risultato fa 2014. Il mio augurio è che il 2014, per tutti voi, non rimanga solo un numero. In qualche modo, riempitele di senso le incognite.


Con affetto.
















8 commenti:

  1. Non so se sono capitata qui in seguito alla rotazione dell'asse terrestre, ma come tutti viaggio nell'orbita della nostra Terra senza avvertirne il movimento. Ma se sarò, se saremo ricongiunti al sogno che Montale conosce, allora sì, so per certo che percepirò quel momento e ne comprenderò l'essenza.
    Buon anno.

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  2. Le incognite mi fanno sempre un po' paura, ma poi mi piace giocarci... spero solo che poi il gioco finisca bene e non come quel cattivone del 2013 che mi ha rovinato tutti i calcoli che avevo fatto... ma forse avevo voluto chiudere i bilanci troppo presto...
    buon 2014, che sia come vuoi tu! :-)

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  3. Che bello questo tuo augurio... Io arrivo (o meglio ritorno) con un po di ritardo, ma lo prendo comunque e cerco di riempire di senso la mia incognita di questo momento...
    Un abbraccio...

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    1. Quante incognite da risolvere, eh? Dobbiamo studiarci su, ancora e ancora...

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