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sabato 20 aprile 2024

La primavera è una questione d'anima

    Si schiudono i fiori e i pulcini escono fuori dal guscio. Un neonato si ritrova all'improvviso in un mondo nuovo. Piange, ma in realtà quel pianto è un grido di liberazione. In quel pianto, in quella liberazione, c'è la libertà. Un giorno potrà avvertirla nel profondo del suo animo, un giorno, ogni giorno, la libertà della primavera. 

    L'inverno con le sue prigioni viene illuminato da un sole che non brucia ancora ma illumina, vivifica, e nell'aria volteggiano odori che il corpo aveva già dimenticato. L'autunno, con il sapore della pioggia in bocca e il colore rosso delle foglie cadute a dipingere gli occhi, ci aveva reso ciechi. Ma l'inverno silenzioso, freddo e inesorabile, vasca d'acqua gelida dei bagni vecchi di Bormio, ci ha rinfrancati. E adesso siamo finalmente pronti per rinascere. 

    Il giallo dei raggi, il verde dell'erba, l'azzurro limpido negli occhi di mia nipote. Sono questi i colori che celebrano la vita che si ricorda di esistere, di svecchiare, di riproporre versi nuovi. Ogni giorno è una poesia che siamo chiamati a recitare ad alta voce.

 


Respira aria fresca di sole

Una mela dall’albero stacca

Morde il succo, succhia

Sporca

Dalle mani alle braccia

Più giù

Fino al cuore

È dolce

Bisognerebbe vivere altri cent’anni

Per rivederla così

Bella


Primavera, di Piercalogero Filì


    Mi piace pensarla così la primavera, come una donna che assapora un frutto che rilascia il succo e non finiresti mai di guardare, tanto è bella, sapiente e viva.

    Non può esserci peccato nell'atto di gustare il frutto dell'albero della vita, questo perfino Dio dovrebbe saperlo. Ma adesso basta, abbandoniamoci alle note. Con un filo d'erba in bocca, distesi su un prato, guardiamo il cielo e canticchiamo quel motivetto che ci piace tanto, con gli occhi chiusi e il sole sulla pelle. Noi, da soli, in compagnia. Di noi stessi.




   

domenica 24 dicembre 2023

L'equilibrio della vigilia

Tanti auguri a tutti, di cuore. A chi è felice, auguro di mettere da parte un po' di questa felicità, per quando verranno i tempi duri. A chi è triste, di attingere a piene mani al patrimonio prezioso della memoria, per annacquare con ricordi di gioia l'animo cupo del presente. A chi invece non è né felice né triste, auguro di non rammaricarsi, perché non è poi così male vivere in equilibrio. L'equilibrio dona serenità. Buona vigilia...come ogni anno, sempre!




domenica 5 novembre 2023

Il codice dell'anima

Sento che questo blog ha una sete tremenda. Scrivo di più fuori di qui, nel senso che sto cercando di percorrere altre strade, ma questo è il luogo in cui ho piantato il seme che si è ormai dischiuso, la casa in cui ho mosso i primi passi. Il luogo del passato, che è allo stesso tempo luogo del presente e sarà luogo del futuro. Come ogni luogo dell'anima, è uno spazio facile da abitare, impossibile da abbandonare. Nasce, vive, muore con me. Rileggendo Hillman, il suo Codice dell'Anima, scopro, anzi riscopro la mia vocazione. Il senso del mio percorso iscritto nelle parole.

Poseremo i piedi sull' arcobaleno che, dopo un lungo viaggio, ci riporterà a casa. La nostra vita si sostanzia di viaggi di andata e ritorno. Percorsi circolari che ci riportano indietro e poi di nuovo avanti. Fino a quando non saremo stanchi di viaggiare tutto intorno e decideremo, semplicemente, di fermarci. Allora il cerchio che avremo marcato avrà solchi profondi.

Chi danza col proprio demone, vive per sempre. Vive anche dopo la morte. Deve solo andare a tempo e seguire la musica che il demone produce soffiando dentro ai polmoni. Niente di più augurabile, e niente di più difficile.
Non dobbiamo disperare. Possiamo imparare a seguire la musica. Possiamo imparare a danzare. 
Non è mai troppo tardi.




domenica 26 febbraio 2023

La strada non presa


Ci sono poesie che, quando giungono, giungono all'improvviso, in una mite giornata invernale, senza sole, senza che nulla ti abbia fatto pensare al loro arrivo. Poesie che come arrivano poi se ne vanno, con la stessa perentorietà, ma che, quando vanno, ti hanno già modificato dentro. Ci sono poesie che ti regalano il senso delle scelte che hai fatto, e anche il senso delle scelte che non hai fatto, allo stesso modo. Poesie che mischiano orgoglio, soddisfazione, nostalgia e rimpianto. Ci sono poesie, poesie come "La strada non presa", di Robert Frost.


Due strade divergevano in un bosco d’autunno
e dispiaciuto di non poterle percorrere entrambe,
essendo un solo viaggiatore, a lungo indugiai
fissandone una, più lontano che potevo
fin dove si perdeva tra i cespugli.

Poi presi l’altra, che era buona ugualmente
e aveva forse l’aspetto migliore
perché era erbosa e meno calpestata
sebbene il passaggio le avesse rese quasi uguali.

Ed entrambe quella mattina erano ricoperte di foglie
che nessun passo aveva annerito
oh, mi riservai la prima per un altro giorno
anche se, sapendo che una strada conduce verso un’altra,
dubitavo che sarei mai tornato indietro.

Lo racconterò con un sospiro
da qualche parte tra molti anni:
due strade divergevano in un bosco ed io -
io presi la meno battuta,
e questo ha fatto tutta la differenza.





sabato 24 dicembre 2022

Certe vigilie non passano

Certe vigilie non passano. Non passano mai. Sorgono nella memoria, e lungo il tragitto metafisico del tempo sovrastano il presente, si mischiano alle emozioni che proviamo oggi, e creano un contrasto che per alcuni sa di futuro, per altri di passato, per altri ancora semplicemente di presente.  Non c'è vigilia che non dica qualcosa della vita di chi è desto. Per questo avremo vigilie liete, altre nostalgiche, altre ancora di sofferenza. Avremo vigilie di riscatto, soddisfazione e ottimismo. Altre di abbandono, tristezza e malinconia. Ci sono anche vigilie, purtroppo, di impotenza, disperazione e violenza. Per me la vigilia di Natale è un giorno caro. Perfino quando non ho voglia di scrivere, come ieri l'altro, o come ieri, o come stamane, ecco l'impulso sopraggiungere insopprimibile. C'è qualcosa in questa sera così speciale, qualcosa che si posa nel capo come una piuma e che sento ogni anno l'esigenza di comunicare scrivendo. Non è uno sguardo, che fino ad appena ieri c'era, non un desiderio, nemmeno una speranza. Somiglia di più a una consapevolezza. La consapevolezza che forse l'attesa di ciò che verrà è perfino più forte della nostalgia di ciò che è stato, più importante della felicità di domani, più vera di mille auguri di circostanza. Perché è nell'attesa che ci riempiamo di tutto l'amore che ci hanno rubato, che abbiamo perso per strada o non abbiamo saputo utilizzare per noi. Nell'attesa recuperiamo la convinzione di avere ancora qualcosa da dare, agli altri, le persone che amiamo, prima ancora che a noi stessi, perché la felicità è innanzitutto esserci e regalare. Soltanto nell'attesa ci rendiamo conto di essere umani.

Che sia per tutti voi una vigilia di attesa dunque. Vi auguro di ricaricarvi di energia, forza e creatività.




E tanti auguri di Natale anche a chi ci guarda dal paradiso.

lunedì 21 novembre 2022

E' mia madre

Non scrivo da un po', e questo dipende dal fatto che non ho trovato in me la forza di farlo. Una persona a me cara se n'è andata, dopo dieci anni di battaglie. Se l'è portata via il covid. E questo ha azzerato tutto. Se potessi, questo 2022 lo cancellerei. 


È mia madre


Cosa importa all'amore

della morte?



Piangono i pensieri che

di nulla sanno, nemmeno

di poesia

Nel cuore, più sotto, alle radici

del melo

Eva morde e condanna,

con sé, l’umanità intera



Ma dell’umanità solo non

mi importa

Di mia madre sì

che s'agita nel letto,

e il pallore dice ciò

che gli altri non vedono



Mi uccide di aver studiato,

di comprendere la tragedia

Ogni medico ci passa,

ma non vorrebbe

Dalla stazione oscura il sudore

sale su, fino al cervello



È freddo il pensiero, come

presagisse l’abbandono,

come gli occhi degli altri che

la morte già aspettano



Negli occhi di mio padre

la speranza mescolata a ignoranza

La fiducia nel mio sguardo buono

La paura di perdere un tesoro



Tutti l’amano come fosse

già grave



Il saluto, un gesto, prima

della partenza

Le lacrime annunziano il tradimento

S’offuscano malate ai miei occhi

E nel nome del mio tormento

Salirò monti, taglierò scale



Fino ai gradini del cielo

Dovesse essere necessario

Fino allora andrò a prenderla



Lasciatela stare!

Griderò agli angeli



È mia madre


di Piercalogero Fili' 



Ho scritto questa poesia dieci anni fa, mese più, mese meno. Allora mia madre si trovava tra la vita e la morte. Quel dolore lo ricordo bene. Era un dolore vivo, il dolore di una persona che respirava e lottava. Avrei fatto di tutto per salvarla. Fino al cielo sarei arrivato per riportarla giù, al suo posto, con noi.


Oggi è tutto diverso. Il dolore che avverto non è vivo, è un dolore definitivo, morto. Non c'è più nulla che io possa fare per riportarla indietro. La mia disperazione non è servita a nulla. Sono trascorsi sette mesi, giorno più giorno meno, e ancora quando torno a casa sento il suo odore. Mi immagino di trovarla a letto, mi sembra quasi di sentire la sua voce che mi chiama. Poi cala il freddo, e a casa vedo soltanto il volto di mio padre. E mi rendo conto che è già tanto. Lui è la mia vita. 









Riposa in pace mamma. Da lì puoi respirare bene finalmente, e goderti tutta la musica che vuoi. Non essere triste, noi ce la caveremo. Il tuo amore ci darà la forza di combattere, di vivere e gioire. 

venerdì 25 febbraio 2022

Il lutto dei popoli

E così si combatte una guerra, e i carri armati si muovono in Ucraina come su un campo di Risiko. I dadi li lancia Putin, che con le mani aggiusta il dado quando non gli conviene e avanza inesorabile. L'Ucraina è ricca, fa gola, e non ha il diritto, e nemmeno può sperare di decidere liberamente del proprio futuro, essere inclusa nella sfera di influenza dell'Occidente, fare accordi commerciali in autonomia, entrare nella Nato. Putin sa che al gioco non possono partecipare le grandi potenze mondiali che presidiano i confini, sa bene che una mossa falsa dei cosiddetti "alleati" coinvolgerebbe l'intera umanità in un conflitto mondiale nemmeno immaginabile in tempi di atomica. Così il popolo ucraino è solo, e combatte con le armi che ha, insufficienti, mosso dal desiderio di libertà, un concetto che mai come oggi appare privo di consistenza. Provo dolore per il popolo ucraino, sedotto e abbandonato dall'Occidente, ma sono consapevole che non basta essere vicini col cuore alla popolazione Ucraina. Bisognerebbe dimostrare con le sanzioni che al gioco della guerra si perde sempre. Le sanzioni impoverirebbero tutti però, non solo noi occidentali, ma anche la povera gente in Russia, che non vuole la guerra ma che paradossalmente sarebbe costretta a stringersi ancora di più attorno al proprio dittatore perché non può fare altro e non vuole diventare più povera di com'è. Crude sanzioni avrebbero l'effetto di alimentare antipatie e scissioni tra popoli.





Oggi è un giorno di lutto perché perde la democrazia, e perché perdiamo noi, noi che dobbiamo necessariamente guardare dall'altra parte mentre in Ucraina la gente muore o scappa, coi sogni spezzati e le ossa rosse. I doverosi aiuti umanitari e l'accoglienza che saremo in grado di fornire alla gente ucraina basteranno a lenire il senso di colpa che, come un tarlo, divorera' le nostre coscienze? Non ne sono certo. È desolante. L'umanità non impara mai dai propri errori.