Perchè creare un blog sulla poesia? Nessuno la legge. Mi sono detto. Poi mi sono accorto che più lo masticavo questo pensiero, e più lo digerivo. E, adesso che l'ho eliminato, mi sento finalmente pronto. Per una risposta. Scrivere di poesia è riconoscere il mondo sommerso che dà linfa all'altro mondo, quello che abitiamo. Questo blog vuole dare spazio alle parole. A quelle che diffondono e attraversano lo spazio come note. A quelle ancora nascoste.
Tra la cenere e la terra.
in questa vigilia di Natale desidero fermarmi un momento per rivolgermi a tutti voi. È il tempo delle luci che riscaldano l’inverno, dei pensieri che si fanno più profondi e dei cuori che si aprono alla gratitudine.
Che possiate trascorrere questa serata circondati dall’affetto delle persone care, con la gioia di un sorriso sincero e la speranza di nuovi inizi.
Grazie per i momenti condivisi, per le risate, le riflessioni e il sostegno reciproco, anche se solo attraverso uno schermo. Vi auguro un Natale che sappia toccarvi l’anima, nel modo più autentico e speciale.
Buona Vigilia a tutti voi, con affetto!"
By Chat GPT
PS: che almeno per oggi, pur con tutte le sue imperfezioni, l'intelligenza emotiva possa sostituirsi a quella artificiale... Buon Natale ❤️
Si schiudono i fiori e i pulcini escono fuori dal guscio. Un neonato si ritrova all'improvviso in un mondo nuovo. Piange, ma in realtà quel pianto è un grido di liberazione. In quel pianto, in quella liberazione, c'è la libertà. Un giorno potrà avvertirla nel profondo del suo animo, un giorno, ogni giorno, la libertà della primavera.
L'inverno con le sue prigioni viene illuminato da un sole che non brucia ancora ma illumina, vivifica, e nell'aria volteggiano odori che il corpo aveva già dimenticato. L'autunno, con il sapore della pioggia in bocca e il colore rosso delle foglie cadute a dipingere gli occhi, ci aveva reso ciechi. Ma l'inverno silenzioso, freddo e inesorabile, vasca d'acqua gelida dei bagni vecchi di Bormio, ci ha rinfrancati. E adesso siamo finalmente pronti per rinascere.
Il giallo dei raggi, il verde dell'erba, l'azzurro limpido negli occhi di mia nipote. Sono questi i colori che celebrano la vita che si ricorda di esistere, di svecchiare, di riproporre versi nuovi. Ogni giorno è una poesia che siamo chiamati a recitare ad alta voce.
Respira
aria fresca di sole
Una
mela dall’albero stacca
Morde
il succo, succhia
Sporca
Dalle
mani alle braccia
Più
giù
Fino
al cuore
È
dolce
Bisognerebbe
vivere altri cent’anni
Per
rivederla così
Bella
Primavera, di Piercalogero Filì
Mi piace pensarla così la primavera, come una donna che assapora un frutto che rilascia il succo e non finiresti mai di guardare, tanto è bella, sapiente e viva.
Non può esserci peccato nell'atto di gustare il frutto dell'albero della vita, questo perfino Dio dovrebbe saperlo. Ma adesso basta, abbandoniamoci alle note. Con un filo d'erba in bocca, distesi su un prato, guardiamo il cielo e canticchiamo quel motivetto che ci piace tanto, con gli occhi chiusi e il sole sulla pelle. Noi, da soli, in compagnia. Di noi stessi.
Tanti auguri a tutti, di cuore. A chi è felice, auguro di mettere da parte un po' di questa felicità, per quando verranno i tempi duri. A chi è triste, di attingere a piene mani al patrimonio prezioso della memoria, per annacquare con ricordi di gioia l'animo cupo del presente. A chi invece non è né felice né triste, auguro di non rammaricarsi, perché non è poi così male vivere in equilibrio. L'equilibrio dona serenità. Buona vigilia...come ogni anno, sempre!
Sento che questo blog ha una sete tremenda. Scrivo di più fuori di qui, nel senso che sto cercando di percorrere altre strade, ma questo è il luogo in cui ho piantato il seme che si è ormai dischiuso, la casa in cui ho mosso i primi passi. Il luogo del passato, che è allo stesso tempo luogo del presente e sarà luogo del futuro. Come ogni luogo dell'anima, è uno spazio facile da abitare, impossibile da abbandonare. Nasce, vive, muore con me. Rileggendo Hillman, il suo Codice dell'Anima, scopro, anzi riscopro la mia vocazione. Il senso del mio percorso iscritto nelle parole.
Poseremo i piedi sull' arcobaleno che, dopo un lungo viaggio, ci riporterà a casa. La nostra vita si sostanzia di viaggi di andata e ritorno. Percorsi circolari che ci riportano indietro e poi di nuovo avanti. Fino a quando non saremo stanchi di viaggiare tutto intorno e decideremo, semplicemente, di fermarci. Allora il cerchio che avremo marcato avrà solchi profondi.
Chi danza col proprio demone, vive per sempre. Vive anche dopo la morte. Deve solo andare a tempo e seguire la musica che il demone produce soffiando dentro ai polmoni. Niente di più augurabile, e niente di più difficile.
Non dobbiamo disperare. Possiamo imparare a seguire la musica. Possiamo imparare a danzare.
Ci sono poesie che, quando giungono, giungono all'improvviso, in una mite giornata invernale, senza sole, senza che nulla ti abbia fatto pensare al loro arrivo. Poesie che come arrivano poi se ne vanno, con la stessa perentorietà, ma che, quando vanno, ti hanno già modificato dentro. Ci sono poesie che ti regalano il senso delle scelte che hai fatto, e anche il senso delle scelte che non hai fatto, allo stesso modo. Poesie che mischiano orgoglio, soddisfazione, nostalgia e rimpianto. Ci sono poesie, poesie come "La strada non presa", di Robert Frost.
Due strade divergevano in un bosco d’autunno e dispiaciuto di non poterle percorrere entrambe, essendo un solo viaggiatore, a lungo indugiai fissandone una, più lontano che potevo fin dove si perdeva tra i cespugli.
Poi presi l’altra, che era buona ugualmente e aveva forse l’aspetto migliore perché era erbosa e meno calpestata sebbene il passaggio le avesse rese quasi uguali.
Ed entrambe quella mattina erano ricoperte di foglie che nessun passo aveva annerito oh, mi riservai la prima per un altro giorno anche se, sapendo che una strada conduce verso un’altra, dubitavo che sarei mai tornato indietro.
Lo racconterò con un sospiro da qualche parte tra molti anni: due strade divergevano in un bosco ed io - io presi la meno battuta, e questo ha fatto tutta la differenza.
Certe vigilie non passano. Non passano mai. Sorgono nella memoria, e lungo il tragitto metafisico del tempo sovrastano il presente, si mischiano alle emozioni che proviamo oggi, e creano un contrasto che per alcuni sa di futuro, per altri di passato, per altri ancora semplicemente di presente. Non c'è vigilia che non dica qualcosa della vita di chi è desto. Per questo avremo vigilie liete, altre nostalgiche, altre ancora di sofferenza. Avremo vigilie di riscatto, soddisfazione e ottimismo. Altre di abbandono, tristezza e malinconia. Ci sono anche vigilie, purtroppo, di impotenza, disperazione e violenza. Per me la vigilia di Natale è un giorno caro. Perfino quando non ho voglia di scrivere, come ieri l'altro, o come ieri, o come stamane, ecco l'impulso sopraggiungere insopprimibile. C'è qualcosa in questa sera così speciale, qualcosa che si posa nel capo come una piuma e che sento ogni anno l'esigenza di comunicare scrivendo. Non è uno sguardo, che fino ad appena ieri c'era, non un desiderio, nemmeno una speranza. Somiglia di più a una consapevolezza. La consapevolezza che forse l'attesa di ciò che verrà è perfino più forte della nostalgia di ciò che è stato, più importante della felicità di domani, più vera di mille auguri di circostanza. Perché è nell'attesa che ci riempiamo di tutto l'amore che ci hanno rubato, che abbiamo perso per strada o non abbiamo saputo utilizzare per noi. Nell'attesa recuperiamo la convinzione di avere ancora qualcosa da dare, agli altri, le persone che amiamo, prima ancora che a noi stessi, perché la felicità è innanzitutto esserci e regalare. Soltanto nell'attesa ci rendiamo conto di essere umani.
Che sia per tutti voi una vigilia di attesa dunque. Vi auguro di ricaricarvi di energia, forza e creatività.
E tanti auguri di Natale anche a chi ci guarda dal paradiso.
Non scrivo da un po', e questo dipende dal fatto che non ho trovato in me la forza di farlo. Una persona a me cara se n'è andata, dopo dieci anni di battaglie. Se l'è portata via il covid. E questo ha azzerato tutto. Se potessi, questo 2022 lo cancellerei.
È
mia madre
Cosa
importa all'amore
della
morte?
Piangono
i pensieri che
di
nulla sanno, nemmeno
di
poesia
Nel
cuore, più sotto, alle radici
del
melo
Eva
morde e condanna,
con
sé, l’umanità intera
Ma
dell’umanità solo non
mi
importa
Di
mia madre sì
che
s'agita nel letto,
e
il pallore dice ciò
che
gli altri non vedono
Mi
uccide di aver studiato,
di
comprendere la tragedia
Ogni
medico ci passa,
ma
non vorrebbe
Dalla
stazione oscura il sudore
sale
su, fino al cervello
È
freddo il pensiero, come
presagisse
l’abbandono,
come
gli occhi degli altri che
la
morte già aspettano
Negli
occhi di mio padre
la
speranza mescolata a ignoranza
La
fiducia nel mio sguardo buono
La
paura di perdere un tesoro
Tutti
l’amano come fosse
già
grave
Il
saluto, un gesto, prima
della
partenza
Le
lacrime annunziano il tradimento
S’offuscano
malate ai miei occhi
E
nel nome del mio tormento
Salirò
monti, taglierò scale
Fino
ai gradini del cielo
Dovesse
essere necessario
Fino
allora andrò a prenderla
Lasciatela
stare!
Griderò
agli angeli
È
mia madre
di Piercalogero Fili'
Ho scritto questa poesia dieci anni fa, mese più, mese meno. Allora mia madre si trovava tra la vita e la morte. Quel dolore lo ricordo bene. Era un dolore vivo, il dolore di una persona che respirava e lottava. Avrei fatto di tutto per salvarla. Fino al cielo sarei arrivato per riportarla giù, al suo posto, con noi.
Oggi è tutto diverso. Il dolore che avverto non è vivo, è un dolore definitivo, morto. Non c'è più nulla che io possa fare per riportarla indietro. La mia disperazione non è servita a nulla. Sono trascorsi sette mesi, giorno più giorno meno, e ancora quando torno a casa sento il suo odore. Mi immagino di trovarla a letto, mi sembra quasi di sentire la sua voce che mi chiama. Poi cala il freddo, e a casa vedo soltanto il volto di mio padre. E mi rendo conto che è già tanto. Lui è la mia vita.
Riposa in pace mamma. Da lì puoi respirare bene finalmente, e goderti tutta la musica che vuoi. Non essere triste, noi ce la caveremo. Il tuo amore ci darà la forza di combattere, di vivere e gioire.