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domenica 30 ottobre 2011

Almeno tu nell'universo












Mi hai segnato con ciò che non sapevo.
Ma non sono l'universo.  Al massimo  sono solo, un verso...













Io non mi vedo più.
Scusami dunque.




Io non sono io 



Io non sono io.
                                    Son questi
che mi cammina accanto e ch'io non vedo;
che sto, talora, per vedere,
e che, talora, oblio.
Colui che tace, quieto, quando parlo,
che perdona, soave, quando odio,
che passeggia là dove non sono,
colui che resterà quando io muoia. 


 J.R. Jimenez (Trad. M.G. Profeti)



E' una buona domenica questa?

martedì 25 ottobre 2011

Sulla bellezza

La vera bellezza impone il silenzio [...] Però, la credenza secondo la quale la bellezza impone il silenzio è ormai cosa del passato [...] La bellezza è divenuta pretesto di chiacchiera. Quando ci ci trova di fronte alla bellezza, ormai, ci si sente in dovere di esprimere al più presto le proprie impressioni. Si avverte il bisogno di stabilire il più in fretta possibile il valore della bellezza. Non fissarne il prezzo è pericoloso. E' divenuto un bene difficile da possedere quanto gli esplosivi. Oppure, possiamo dire che la capacità di possedere la bellezza per mezzo del silenzio, questa capacità eccelsa che esige di mettere a rischio la propria vita, è andata perduta [...]


Alzo gli occhi dal libro. Mi fermo a pensare. Quanto silenzio...

Quale silenzio? Mi guardo attorno e no, non può essere questo il silenzio della bellezza. 

Le lancette dell'orologio scandiscono un tempo fatto di nulla, ma non mettono ansia.  







Non si sentono. 



Nulla mi appare com'è. La lampada, la sua luce, altera il colore delle cose. Appaiono lontane le cose nel silenzio.

Non capisco nulla.

Continuo a leggere per qualche minuto ancora.


[...] non solo la bellezza, ma anche l'indifferenza impone il silenzio [...]


Ah ecco. Prendo il libro e da qualche parte lo getto.




Controvoglia mi alzo. Uno sguardo veloce allo specchio. Nemmeno lì ci sono. 

Guardo fuori dalla finestra adesso. 


 

Mi capita di fissare l'attenzione su un particolare irrilevante...

Succede che questo particolare pian piano cresce, e importanza acquisisce. Cattura la coscienza. 

Vince.


E non so come, e sorrido. 


Parcheggiato in un angolo, un cane mi ha pisciato sulla vespa!






Quanto silenzio....






Ps: in corsivo  Yukio Mishima.

mercoledì 19 ottobre 2011

Autopsicografia

[...]non mi sento mai così vicino alla verità, così sensibilmente iniziato, come nelle rare volte in cui vado a teatro o al circo: so allora che finalmente sto assistendo alla perfetta rappresentazione della vita. E gli attori e le attrici, i pagliacci e prestigiatori sono cose importanti e futili, come il sole e la luna, l'amore e la morte, la peste, la fame, la guerra fra gli uomini. Tutto è teatro[...]












"Il poeta è un fingitore
finge così totalmente
da fingere che è dolore
il dolore che davvero sente"





In corsivo trovate Pessoa. Poi c'è il video. 

Be', il resto sono io.


Bah! sei tu forse un uom?
Tu se' Pagliaccio!
[...]
Ridi, Pagliaccio.

- Pagliacci, R. Leoncavallo-



martedì 11 ottobre 2011

Tramontata è la luna

Sapete di quando Quasimodo incontrò Saffo?


Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte;
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.



Fu a Siracusa che si incontrarono.  Lei era già una donna. Bella, affascinante. Colta. Lui solo un ragazzino. Di duemilacinquecento anni più giovane. Ma credetemi, sembravano quasi coetanei.

Si presentò un po' imbarazzato lui, visibilmente teso. 

Lei ammise di non conoscerlo. Ma non per questo vi rinunciò .

Trascorsero un po' di tempo insieme, non si sa bene quanto, e si scoprirono. Nel senso che si svelarano. 

E senza veli la donna ebbe il coraggio di mostrarsi. Adesso sentiva il peso del suo essere. Nuda, temeva la giovinezza fuggita via, via per sempre la felicità. 

L'uomo arrossiva già quando, con le parole, tentò di disegnarne un verso, nudo anch'egli, necessariamente.


Nell'attesa, ormai, tramontate erano le pleiadi...






Scuote l'anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.


Saffo si rivestì in fretta. Si voltò alla fine,  e non volle salutarlo.
  

Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.



Quasimodo rimase solo, col ritratto di una poesia in mano. Comprese, della gioia di lei, appena nel suo cuore.



Ps: ringrazio Quasimodo, per averci tradotto Saffo...

(in corsivo)

 ... e  tutta questa meravigliosa vita che non sa ancora di essere poesia, ma timida e pura si dice realtà...

venerdì 7 ottobre 2011

Taci, anima stanca di godere

Costretto dagli impegni a trascorrere questa notte col video e la tastiera quali unici compagni di vita, mi decido e scrivo.

Così, un po' per tenermi compagnia, un po' per tenervi compagnia,  vi racconto cosa mi è successo in una delle tante passaggiate con me solo e soltanto, tra i viali alberati della poesia, per i sentieri di un mondo fantastico.

Camminavo per le strade, ma senza troppa voglia di guardare il cielo, per una volta, orientato lo sguardo verso tutto ciò che mi accadeva attorno, la mente lontana da ogni sogno plausibile, da ogni surrogato di illusione. 

Apprezzavo il vivere segreto delle cose del mondo, i fenicotteri che intrattenevano dialoghi coi pesci. Ma senza entusiasmo. Curioso sì però, questo sempre. Ero ammaliato dai gioelli che intarsiavano i tronchi degli alberi, e dalle particolari forme di vita che ci vivevano dentro. Scoiattoli dalla testa di gnomi. Pensate un po'! Ma senza entusiasmo. Con l'inerzia di chi vuole vivere però, questo sempre.

E così, in un viale sabbioso che apriva le porte a una spiaggia distante appena due passi dal mare e dalle sue incomprensioni, mi accorgo di avere appena calpestato qualcosa. 

Non una merda, per sfortuna. Che perfino il fetore di un rimasuglio di vacca può essere poetico. No. Ma qualcosa di poetico lo stesso. 

Un foglio di carta. E sopra, scritta con mano tremante, una poesia.


Taci, anima stanca di godere
e di soffrire (all’uno e all’altro vai

rassegnata).
Nessuna voce tua odo se ascolto:
non di rimpianto per la miserabile
giovinezza, non d’ira o di speranza,
e neppure di tedio.
                                Giaci come

il corpo, ammutolita, tutta piena
d’una rassegnazione disperata.


Non ci stupiremmo,
non è vero, mia anima, se il cuore
si fermasse, sospeso se ci fosse

il fiato…
                Invece camminiamo,

camminiamo io e te come sonnambuli.
E gli alberi son alberi, le case

sono case, le donne
che passano son donne, e tutto è quello
che è, soltanto quel che è.


La vicenda di gioia e di dolore

non ci tocca. Perduto ha la voce

la sirena del mondo, e il mondo è un grande

deserto.
                Nel deserto

io guardo con asciutti occhi me stesso.


-C. Sbarbaro-



Quando rialzo gli occhi, mi trovo un immenso deserto davanti. Non posso piangere, perchè non ci sono lacrime. Ma non mi piace questo paesaggio.

Allora me ne invento un altro, dove scappo, ogni tanto...






 Storia finita. E domani, è già un altro giorno.



lunedì 3 ottobre 2011

Somewhere over the raimbow

Giocando con i sogni e le illusioni mi sono ritrovato a scrivere questo post.
E' stato un fine settimana di emozioni contrastanti, sentieri di parole utili a definire un cerchio per terra, a muoversi sempre rimanendo, nella sostanza, fermi. 

Tutto è avvenuto con una frenesia e una velocità tali che si è alzato un tremendo polverone, fatto in qualche modo, incredibile a dirsi, di cenere e di terra. 


Mi sono accorto che gli ultimi post cho ho scritto hanno una tonalità scura. Contrasti di grigi chiazzati al massimo dal colore rosso. Il colore dell'amore e del sangue. Oggi voglio allontanarmi da questi colori. Perchè sono stranamente allegro.


Un sogno è destinato a rimanere tale, lo sappiamo ecco. Nel momento stesso in cui si confronta con la realtà, con impegno e determinazione, si fa esso stesso realtà, oppure diventa illusione. Quest'ultima, poverella,  ha connotazione negativa poiché delinea, di per sé, una distorsione della realtà. Cioè, l'illusione è un sogno che non trova posto nella realtà e pertanto la distorce. Ma la realtà spesso non crolla sotto il suo peso. E quanta delusione essa procura quando così è...



Se questa è la differenza, allora sogno e illusione sono diversi a posteriori, mai aprioristicamente. All'origine, un sogno non è differente dall'illusione. Hanno la stessa matrice comune. Il desiderio. Lo slancio vitale è lo stesso.  

Il desiderio penso rinobiliti un attimino le tanto bistrattate illusioni. Poverette. Che colpa ne hanno se vogliono essere felici pure loro, come i sogni? 

I latini quando dicevano "desiderare" indicavano le stelle, come qualcosa di estremamente lontano, ma capace di conferire emozione. Luce. E' come se, col desiderium, esprimessero la nostalgia di una comunione perfetta con l'Universo. La nostalgia di una gioia assoluta.


Sapete. Ciò che rimane, di questi giorni turbolenti, è l'immagine dell'Universo che sorride. Contenuta in un piccolo arcobaleno ragalatomi da una fontana.


L'arcobaleno. Come l'immenso sorriso della natura, se ci sforziamo di guardarlo con occhi diversi. Dall'altra parte del mondo. 






Un incitamento alla felicità. 


E allora, oggi, questo voglio passarvi.


Quando vedete un arcobaleno, sorridete alla natura di rimando. Poi, quando tornate a casa, o anche prima se vi pare, dite alle persone care che volete loro un bene dell'anima. Trasferite loro la gioia di quel sorriso. Fatelo con la persona del cuore, con i vostri genitori, i vostri fratelli, gli amici. 

Fatelo, se vi riesce, con una persona che incontrate per la prima volta e che chissà, forse, in quel sorriso, troverà i colori per dipingere il mondo.






Oggi la felicità è poesia.


La festeggerò con lo zucchero filato, come un bambino.